I ribelli Svp contro il "patto africano"



Galeotto fu il viaggio in Africa. E’ stata la spedizione di Luis Durnwalder, Richard Theiner e Hans Berger ad accendere le polveri nella Svp sulle primarie e la successione al presidente provinciale? Nessuno lo ammette. Ma la tradizionale visita di Durnwalder ai progetti finanziati dalla Provincia, estesa eccezionalmente ai due colleghi di giunta, ha scatenato fantasie e irritazione (questa, tra gli esclusi).

Con la tranquillità di tanti giorni insieme, al riparo da riunioni e orecchie indiscrete, i tre big avranno avuto modo di parlare diffusamente del partito e delle candidature del 2013. Viene dato per scontato. C’è chi va oltre nelle ricostruzioni e immagina che sotto il sole africano sia stato siglato un inedito patto a tre: avvicinamento tra Durnwalder e l’Obmann Theiner, che acquisterebbe punti per la successione. Vero o meno, ce n’è abbastanza per dare la scossa a chi immaginava scenari e alleanze diverse. Certo, Theiner è sempre stato citato come possibile candidato presidente, ma insieme ad altre ipotesi come Siegfried Brugger, Thomas Widmann, magari Michl Ebner o Konrad Bergmeister, e mai come il più forte.


Chi è uscito allo scoperto è il gruppo che chiede le primarie per scegliere il candidato presidente. L’hanno fatto proprio durante il viaggio, attirandosi gli strali dei colleghi di partito: «Scorretti, ineleganti, in cerca di pubblicità». Dieter Steger, Obmann di Bolzano, è uno dei firmatari più noti (con Elmar Pichler Rolle e Arno Kompatscher). Spiega le ragioni e respinge le accuse.


Era necessario aspettare il viaggio di Durnwalder per affrontare in modo così diretto la successione?
«Nessuno di noi ha voluto offendere il presidente. C’era una scadenza per presentare le risoluzioni al congresso del 24 marzo e l’abbiamo rispettata. Nessuna coltellata alle spalle. Come ammette lo stesso Widmann nella vostra intervista, sono mesi che nel partito si ragiona sulle modalità di scelta del candidato di punta alle provinciali. Ho detto le stesse cose nell’assemblea dei referenti locali della Svp un mese fa. La nostra tra l’altro è una risoluzione apertissima, che non si pone come verità assoluta. Di cosa hanno paura?»
Lo dica lei: c’è paura?
«La Svp non può essere un partito in cui le decisioni vengono prese tra poche persone all’interno di mura amiche. Che la scelta finale sulla candidatura non possa spettare più al Parteiausschuss ormai lo pensiamo un po’ tutti, anche chi ora ci accusa di alto tradimento. Chiediamo solo che ci sia un maggiore coinvolgimento della base. I nostri vertici dovrebbero essere contenti che la Svp sia un luogo vitale in cui opinioni diverse chiedono diritto di parola».
Le firme sono una trentina e siete un gruppo eterogeneo, dagli ex sindaci venostani Schuler e Noggler a lei, rappresentante dell’ala economica: minimo comune denominatore, l’insofferenza verso il centralismo della giunta provinciale?
«I firmatari sono persone serie, che hanno riflettuto su questo passo e da anni si dedicano alla Svp. Vogliamo portare all’aperto le discussioni. Intendiamoci, non solo sui candidati. Anzi, nel 2013 è in gioco il modello provinciale e dobbiamo arrivarci preparati: cosa va conservato, cosa è opportuno aggiornare?».
Chiedere le primarie significa dare per scontato il dopo Durwalder. O dovrebbe misurarsi anche il presidentissimo?
«Vincerebbe le primarie probabilmente».













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