I rifugi alpini andranno a chi offre di più

La Provincia ha previsto gare triennali. Broggi (Cai): «Quelli meno redditizi a lungo andare rischiano di chiudere»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Con una scelta a sorpresa la giunta altoatesina ha deciso, ieri, di rinunciare alla creazione di una società mista (della quale avrebbero dovuto far parte Cai, Alpenverein e la stessa Provincia) per la gestione dei 25 rifugi alpini passati dallo Stato alla Provincia. Ogni tre anni, infatti, si terrà una gara e la gestione sarà assegnata al miglior offerente. A sottolineare tutte le sue perplessità per la nuova strategia è stato ieri Giuseppe Broggi, presidente del Cai Alto Adige.

«È un vero peccato - sottolinea Broggi - che alla fine sia andata così. In questo modo è stata persa un’occasione per gestire al meglio tutti i rifugi, anche quelli meno redditizi dal punto di vista economico. Affidando le varie strutture al miglior offerente è stato privilegiato il criterio del massimo profitto. Se invece della gestione si fosse occupata una società mista, della quale avrebbero dovuto far parte le società alpinistiche e la stessa Provincia, sarebbe stato possibile fare un discorso compensativo e anche i rifugi in perdita sarebbero rimasti a disposizione degli appassionati di montagna». Le associazioni alpinistiche avrebbero preferito, infatti, un’assegnazione in blocco.

Dopo il passaggio alla Provincia dei 25 rifugi alpini in precedenza di proprietà statale, il dilemma relativo alla gestione delle strutture era stato risolto in maniera temporanea con una proroga annuale. Tutto ciò in attesa della soluzione definitiva della questione.

«Ora abbiamo deciso di cambiare strategia - ha spiegato il presidente della giunta altoatesina Luis Durnwalder - e la gestione dei rifugi sarà infatti assegnata tramite una gara. I primi bandi dovrebbero essere pronti a partire dal prossimo anno, e prevedono una gestione triennale da parte dei vincitori. Inoltre, stiamo studiando l'opportunità di venire il più possibile incontro a chi attualmente ha in gestione queste strutture».

Sempre ieri, infatti, la giunta provinciale ha deciso che «i costi sostenuti per investimenti urgenti fino ai 40 mila euro per la sistemazione ad esempio, di tetti, finestre o tubazioni - ha aggiunto Durnwalder - potranno essere detratti dal canone d'affitto del rifugio. Inoltre, sempre per chi sostiene questi investimenti infrastrutturali, ci sarà la possibilità di prolungare il periodo di gestione da 3 a 5 anni». Anche il rifugio Ponte di Ghiaccio, il primo dei tre edifici che sarà ricostruito con un progetto in grado di coniugare tradizione e innovazione, dovrebbe seguire questo modello di assegnazione della gestione. L’obiettivo è quello di garantirne la tutela nel medio-lungo periodo.

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