I sindacati: sussidio casa, troppi sprechi

Sì al taglio dei contributi a pioggia: «Invece di buttare denaro, costruiamo case Ipes»


Valeria Frangipane


BOLZANO. «Non possiamo buttare soldi nel "sussidio casa" senza rivederlo ed arricchire i proprietari degli immobili. Piuttosto cerchiamo di dare più alloggi Ipes ha chi ne ha bisogno ma i Comuni si devono sbrigare a trovare le aree. Bolzano e Merano però sono in gravissimo ritardo». La Uil e la Cgil rispondono così al caos sul sussidio. Secondo il disegno di legge di Christian Tommasini, infatti, dal 2013 l'Ipes non accetterà più richieste di sussidio e la competenza passerà ai distretti sociali. «A tutt'oggi però non sappiamo quanto potremo erogare e con quali criteri», sostengono Assb e Comune. Se la confusione è palpabile è certo che il sistema va cambiato ed il presidente Durnwalder l'ha ripetuto più volte. Basti pensare che nel 2011 è stato dato l'okay a 8.874 richieste per un totale di quasi 32 milioni di euro suddivisi come segue: quasi 13 milioni sono andati a richiedenti del gruppo linguistico tedesco; poco più di 7 milioni al gruppo linguistico italiano; 300 mila euro a ladini, 850 mila euro a cittadini che fanno parte di Paesi dell'Ue e poco più di 10 milioni di euro ad extracomunitari. Toni Serafini, segretario generale della Uil, spiega che per affrontare con lungimiranza il problema casa la Provincia deve muoversi in maniera coordinata su due versanti: «Aumentare l'offerta di alloggi popolari Ipes. Razionalizzare e rivedere ma continuare a sostenere il sussidio casa». Come risolviamo il primo punto? «Bolzano e Merano devono darsi una mossa. Non è pensabile che la Provincia abbia già stanziato i soldi per costruire case Ipes ed i Comuni non riescano a trovare terreni nuovi o da riutilizzare. Le città devono mettere l'Ipes in gradi di pianificare e realizzare il suo programma alloggi. Bene che i Comuni abbiamo la competenza in materia urbanistica, ma devono poi saperla svolgere nei tempi giusti, altrimenti a rimetterci sono i cittadini». Serafini spiega poi che il sussidio casa va rivisto, unificato e gestito nei distretti: «Deve avere anche come riferimento il Durp (documento unico reddito e patrimonio), quello che è importante è che il contributo vada a chi ne ha effettivamente bisogno». Lorenzo Sola della Cgil spiega che il sussidio nato come forma di sostegno alle famiglie, ma anche ai soggetti soli e in difficoltà a pagare gli affitti, è finito troppe volte nelle tasche dei proprietari di casa ed è stato uno dei fattori determinanti che a contribuito a far esplodere il fenomeno del caro-affitti. «In questa fase è necessaria molta cautela per evitare che centinaia e forse migliaia di famiglie e di persone siano lasciate al proprio destino in una situazione ancora critica per quanto riguarda il reperimento di alloggi in affitto a costi accessibili ma noi chiediamo che il piano straordinario degli alloggi per il ceto medio, rivolto in particolare ai giovani, sia più incisivo e venga ampliato». La principale preoccupazione della Cgil in merito al disegno di legge sull'ordinamento dell'edilizia abitativa agevolata non è chi erogherà il contributo, ma il rischio che a fronte di una riduzione dell'entità del sussidio e del progressivo superamento di questo strumento d'intervento, non ci sia contemporaneamente l'immissione nel mercato di un congruo numero di alloggi per far fronte alla richiesta di affitti a costi accessibili per i cittadini, siano essi famiglie, singoli lavoratori o pensionati. Sola è chiarissimo: «Esiste il rischio concreto che centinaia di famiglie possano ritrovarsi a dover versare anche oltre il 50% del proprio stipendio per l'affitto della casa in cui vivono». La Cgil ritiene che «coloro che hanno un contratto debbano mantenere il sussidio così come concesso mentre ha concordato un'ipotesi di modifica dell'entità del sussidio che tenga conto sia della metratura dell'alloggio che del numero dei componenti della famiglia, dell'entità della spesa dell'affitto e del reddito percepito».

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