I sinti: «No alla schedatura sì alla chiarezza sui fondi»
Radames Gabrielli (Nevo Drom): «La proposta Salvini ci fa tornare al nazismo» «Stiamo meglio che altrove, niente microaree ma da anni siamo nelle case Ipes»
BOLZANO. «Su un fatto sono d’accordo con Salvini: anche noi sinti vorremmo sapere dove vanno a finire tutti i soldi stanziati dall’Ue, perché a noi non arrivano. Non li spendono per sinti e rom, se li mangiano loro. Basti vedere quegli orrendi campi nomadi di Roma o di Milano, che ospitano cento famiglie». Lo dichiara Radames Gabrielli, bolzanino sinto, fondatore dell’associazione Nevo Drom. Insomma, sul tema leghista di “Roma ladrona” i sinti sono sulle medesima lunghezza d’onda del neo ministro degli Interni. «Ma non siamo certamente d’accordo sul resto, ossia la necessità di schedarci».
Radames Gabrielli tuona: «Non ci sto proprio a farmi schedare; non è giusto, mi sembra che stiamo tornando ai drammatici tempi della seconda guerra mondiale, dove si cominciò a schedare gli ebrei e poi si continuò con rom e sinti. Salvini vuole puntare il dito su di noi». Gabrielli racconta: «Sono nato a Bolzano, dove risiedo da sempre. In pratica nel nostro Paese tutti i sinti sono residenti, idem per la maggioranza dei rom, anche se in parte loro vengono da fuori Europa». Cittadini residenti, con nome e cognome, data e luogo di nascita, indirizzo. «Un censimento non serve, siamo già noti alle autorità, come qualsiasi altro cittadino». Salvini, però, a detta di Gabrielli vorrebbe altro: «Se hai le mie impronte digitali puoi fare di me ciò che vuoi». Un fatto che non va bene ai sinti «come non andrebbe bene a nessun altro cittadino italiano. Siamo sinti e rom per nascita, non è mica colpa nostra...»
A Bolzano, chiarisce l’esponente di Nevo Drom, si sta meglio che altrove. «In città mancano le microaree destinate a una sola famiglia, dove salvaguardare tradizioni lingua e cultura, dove crescere assieme figli e nipoti. Spagnolli ce le aveva promesse, Caramaschi ora ci deve rispondere. Nelle microaree noi pagheremmo le nostre spese come altrove, come facciamo nelle case Ipes. Qui a Bolzano però siamo fortunati, la maggior parte di noi abita nelle case da 40 anni, altrove sinti e rom dormono sotto i ponti». La famiglia Gabrielli vive in Alto Adige dal 1837. «E ora proprio non ci stiamo, ad essere schedati da Salvini».(da.pa)