La storia

«I sogni infranti» dei migranti nelle tele di Moustapha Dieng 

La mostra alla biblioteca Europa di Bolzano curata dal giovane Matteo Fracchetti, Resterà aperta fino al 30 luglio


Antonella Mattioli


BOLZANO. Moustapha Dieng, senegalese, ha 35 anni; Matteo Fracchetti, bolzanino, ne ha 18 e ha appena concluso il quarto anno del liceo Pascoli (indirizzo musicale). Artista il primo, studente il secondo, con la passione per la lettura e la musica (suona il violoncello), si sono conosciuti in occasione dell’alternanza scuola-lavoro e assieme hanno allestito la mostra dal titolo “I sogni infranti”, presentata alla biblioteca civica Europa di via del Ronco.

L’idea è dell’assessora alla cultura del Comune Chiara Rabini: «Durante una visita alla biblioteca Europa avevo visto alcuni quadri. Mi sono piaciuti e ho pensato che si potevano esporre, valorizzandoli. Per raccontare attraverso i lavori di Moustapha Dieng il viaggio di chi lascia la propria terra, i propri affetti per inseguire il sogno di una nuova vita in Europa. C’è chi ce la fa e chi - troppi - muore durante le traversate su delle vecchie carrette. Sono uomini, donne, bambini».

L’arte come denuncia

Moustapha Dieng è tra i fortunati che in Italia è arrivato nel 2013 con un visto speciale della durata di sei mesi; poi rinnovato per un anno e infine - grazie al fatto di aver trovato un lavoro - ha ottenuto un permesso di soggiorno di durata illimitata.

Prima esperienza a Bari, in Puglia. Ci sarebbe rimasto, se avesse avuto un lavoro.

Ci ha provato, non ci è riuscito e quindi ha risalito lo stivale, arrivando fino in Alto Adige, dove è stato assunto in un panificio a Laives: «Non faccio il pane - precisa - ma sono addetto al confezionamento».

Il tempo libero lo dedica alla passione che coltiva fin da bambino: l’arte. A Dakar ha frequentato l’Accademia delle belle arti dove ha imparato diverse tecniche: pittura, bassorilievo, scultura, cartoni animati.

«Attraverso i miei quadri - dice - voglio raccontare e denunciare la disperazione che ho percepito anche facendo il mediatore culturale e il traduttore in ospedale e per alcune associazioni. Per la stragrande maggioranza dei profughi, pagare a caro a prezzo un posto su un barcone, è l’unico modo per lasciarsi alle spalle miseria, guerre, violenza. Il visto, purtroppo, è molto difficile da ottenere».

Nei quadri esposti in mezzo agli scaffali dei libri c’è la narrazione del viaggio di uomini e donne, a volte solo stilizzati, stipati su barche minuscole. Il colore diventa solo bianco e nero, quando Dieng descrive il cimitero: tante croci senza nome.

Più in là c’è quello che l’artista definisce il “Vortice”: una macchia gialla in mezzo al blu del mare. «È il vortice - spiega Dieng - nel quale chi arriva da altri mondi si trova risucchiato, perché non conosce la lingua, non ha appoggi, non sa dove andare».

Ma il lavoro, che ha l’effetto di un pugno nello stomaco, è “nascosto” in fondo a due file di scaffali: è un bassorilievo. Teschi in cartapesta, uno accanto all’altro, su uno sfondo nero. Sotto la didascalia che chiama in causa ciascuno di noi: «Solo il mare mi ha accolto».

L’allestimento della mostra

Mara Barbierato, responsabile della Biblioteca Europa, ha affidato allo studente del “Pascoli”, arrivato per una decina di giorni nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, il compito di allestire la mostra. E Matteo Fracchetti, che ha scelto di fare l’esperienza in biblioteca in quanto grande appassionato di libri, si è subito appassionato alla causa.

Il ragazzo - uno che parla poco e fa molto - nel giro di una settimana ha fatto quello che si definisce un lavoro interdisciplinare. Si parte con l’abbinamento ai quadri di citazioni celebri e si prosegue con l’intervista all’autore delle opere. In modo che chi andrà a visitare la mostra - resta aperta fino al 30 luglio - possa leggere innanzitutto la storia dell’artista.

Lo studente si è però spinto oltre, approfittando dell’occasione per affrontare i temi legati a immigrazione, emigrazione, razzismo. Nella brochure che si trova all’ingresso, suggerisce la lettura di libri, riviste, articoli; per gli appassionati di cinema ci sono i film; per gli amanti come lui della musica, c’è “Affermativo”, il testo di Jovanotti. Un approccio stimolante a tematiche complesse che troppo spesso si liquidano con slogan, battute, fake news.

Il progetto con le scuole

«In autunno, quando si spera che le lezioni possano ripartire in presenza, mi piacerebbe - dice Barbierato - proporre alle scuole la mostra con la ricerca fatta da Matteo su emigrazione e razzismo. Potrebbe essere lui il nostro ambasciatore presso le scuole, perché - meglio di noi adulti - sa come si parla ai giovani». Matteo, che si prepara ad andare in vacanza, ha già dato la sua parola: «Io ci sarò».













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