«I toponimi sono solo l’ennesimo sgarbo»

Bolzanini indignati in platea: «Dovete difenderci da questa Svp che continua a metterci all’angolo»



BOLZANO. Fino alle 23.30 in cento, centocinquanta per parlare di toponomastica. Al caldo, seduti o in piedi, applaudendo e fischiando. Ed è ovvio che cartelli e tabelle sono l’occasione per altro, perché è tanto che non ci si parla. Ci voleva una serata come quella di lunedì al Cristallo, con favorevoli e contrari alla norma di attuazione sulla toponomastica, che torna oggi in Commissione dei Sei. Ci ha pensato l’associazione Raetica, legata a Christian Bianchi (sindaco di Laives). Al tavolo Francesco Palermo, presidente della paritetica, Roberto Bizzo (Pd), cui è stato chiesto conto del «no» alla norma, poi diventato «sì», Riccardo Dello Sbarba (Verdi), Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore) e Bianchi, che ripete «almeno sulla toponomastica noi italiani dovremmo guardare nella stessa direzione». Palermo è stato contestato. Bizzo ne è uscito così così. Una platea mista, non solo destra. Anche sinistra, sindacato. L’impressione: la norma non è capita né accettata. «Ci viene presentato come un compromesso il meccanismo secondo cui si tolgono diritti a una parte e nulla a un’altra parte», dice Urzì. «Perché li aiutate a rubarci l’aria?», domandano i bolzanini in sala, «alla Svp bisogna dire di no», «dovete difendere gli italiani». C’è molta pancia, ma non solo. Paolo Berloffa in prima fila non dimentica i racconti del padre Alcide, su come in altri tempi si faceva e si discuteva l’autonomia: «Questa serata è una rappresentazione perfetta. C’è un vuoto politico che grida vendetta. Dov’è il Pd? Firma la norma di attuazione con la Svp, ma questa sera hanno lasciato solo Francesco Palermo», dice Berloffa. E Bizzo, che fa parte della minoranza Pd, è accompagnato solo da Debora Pasquazzo, collaboratrice in consiglio provinciale. Berloffa riconosce le persone. «Tra questi che protestano ci sono tanti ex democristiani». Palermo uscirà dalla serata commentando, «un bagno di realtà...». Non cerca di conquistare la platea, Palermo, prova a spiegare: «Bisogna resistere e difendere il bilinguismo perfetto? Ma quale? 180 mila nomi tedeschi contro 8 mila italiani?Non siamo davanti a come vorremmo il mondo, ma a com’è il mondo. Non è vero che solo gli italiani sacrificano qualcosa con questa norma? Per molti sudtirolesi Tolomei resta una ferita». Bruno Borin, ex An: «Quando la politica esagera, bisogna fermarla». Urzì alza la voce: «Smettiamola con questa storia che è da fascisti rivendicare il diritto di una comunità a sentirsi a casa». Toni Serafini annuisce. Il segretario della Uil si è esposto sulla toponomastica, sventolando lo Statuto: «Non ho mai ricevuto tanti complimenti, nemmeno quando ero assessore comunale. E mi hanno scritto “bravo” tanti nostri iscritti sudtirolesi». Riccardo Dello Sbarba si alza: «In questa sala c’è un accumulo di dolore. C’è un solo articolo di cui mi pento dei miei anni come giornalista. Sottovalutai lo smantellamento delle Semirurali. Parlavo di Casaclima e alberi, non avevo capito la distruzione di un tessuto sociale. Era la Bolzano operaia e solidale. La comunità italiana ne ha sofferte tante, chiede di essere ascoltata. Se ci fosse la sensazione che ci troviamo in una fase di apertura, sulla scuola, sugli anni di residenza per votare, sulla proporzionale, nessuno porrebbe il tema di un nome in più o in meno. Ma non è così. Cambiare lo Statuto a suon di norme di attuazione, ecco cosa vuole la Svp». Palermo sottolinea: «Il punto è che si mette in sicurezza un meccanismo virtuoso di modifiche alla toponomastica senza che un gruppo prevalga sull’altro. Se poi salta qualche nome, pazienza...». Bianchi lo riprende: «Non lo vedete? Perdere un nome è un dolore. Prendetevi il tempo per decidere la cosa giusta». Bizzo dà man forte a Palermo: «Nella relazione di accompagnamento verrà precisato che i nomi italiani in sospeso entreranno bilingui nella commissione degli esperti e lì si valuterà se sono utilizzati o meno». Urzì attacca: «Si dà per scontato che senza norma si scatenerà il monolinguismo delle associazioni pagate con fondi pubblici. Cosa ci sta a fare il Pd in giunta?». Il deputato Kronbichler assicura: «La Svp non esce vincitrice». Finale in video con il giornalista Federico Guiglia, nato in Uruguay, cresciuto a Merano, che invita la commissione a fermarsi: «La lingua è la nostra libertà. I nomi italiani e tedeschi sono la magia di questo territorio». (fr.g.)

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