I vicini che da 40 anni si vogliono bene

Gli ex ragazzi delle Semirurali festeggiano i tre palazzi di via Milano costruiti in coop nel 1977: «Ci aiutiamo a vicenda»



BOLZANO. Spiegano che il segreto è volerlo fare. Stare insieme per 40 anni senza divorarsi. Aiutarsi quando serve, sopportarsi, accettarsi per quello che si è. Assomiglia a un matrimonio. Ma è la storia di vicinato più straordinaria che esista in città. In via Milano 174 un grande pranzo condominiale ha festeggiato ieri 40 anni di vita nei tre palazzi costruiti in cooperativa nel 1977. Trentasei famiglie, e sono praticamente le stesse del giorno del trasloco. Il ricambio è stato quasi inesistente. Sono entrati giovani, sono invecchiati, qualcuno è morto. Ci sono diverse vedove e tanti nuovi bambini, i nipoti. Si sono trovati in 70 per brindare alla convivenza. Quasi tutti gli abitanti dei tre palazzi. «Non può funzionare benissimo con tutti», spiegano, «ma siamo quasi tutti qui. I rompini non mancano, ma cerchiamo di non agitarci troppo».

Ci hanno creduto dall’inizio. Per la cooperativa da cui tutto è partito era stato scelto il nome Amicizia, subito dopo era nata la Ibis e infine la Pacis, che si era mossa più in autonomia. «Il clima di buon vicinato è scattato subito tra le prime due. Con la Pacis abbiamo speso più energie, ma oggi sono a pranzo anche diversi di loro», racconta Luigi Baratta. Antipasti, pentole enormi di amatriciana cotta al momento, dolci. Sono gli ex ragazzi delle Semirurali. «Ci siamo conosciuti all’oratorio, siamo cresciuti insieme. La maggior parte di noi lavorava come operaio. Non c’erano molti soldi, abbiamo fondato le coop. Le case sono state costruite dalla Cle», racconta Baratta accanto alla moglie Nirvana Pedrazza. Nella estate del 1977, ricorda Maria Luigia Chinaglia, «qui attorno era campagna e la nostra casa per un po’ è stata la più alta di Bolzano». Il più anziano a tavola, Ettore Cainelli, 91 anni: «Ci siamo accettati con tolleranza». Il più giovane, Martino, 13 mesi. Lo sanno, che sembrano strani. «Non si litiga quasi mai. Era quello che volevamo e abbiamo fatto in modo che accadesse», racconta Maria Luigia Chinaglia, «Molti di noi si conoscevano da piccoli». E quando arrivavano le mogli e i mariti da altri quartieri? «Capivano il clima e si adeguavano», ride. I presidenti delle tre cooperative erano Gianni Bruzzese (ieri a capo tavola), Lorenzo Gramatica (in ferie) e Remigio Finetto (morto con la moglie in un incidente stradale). Dopo il pranzo hanno ricordato i 14 di loro che sono morti. Alle vedove ci pensano loro. «Organizziamo delle gite, prendiamo il pulmino», racconta Baratta. Quando uno degli operai perse il lavoro, ricorda Maria Luigia Chinaglia, «ci siamo autotassati per non farlo uscire dalla coop». Vicino ai garage c’è la sala comune da lavoro per le riparazioni. Tra poco organizzeranno la castagnata. Per gli anniversari con cifra tonda vengono organizzate feste come quella di ieri. «Se ci provasse anche qualcun altro?». (fr.g.)

 

 

 

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