Il 55% dei profughi assegnati a Bolzano

I dati della Provincia: il 24% a Merano e Venosta, il 12 in Val Pusteria e Val d’ Isarco, il 9% in Bassa Atesina-Salto Sciliar


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Accoglienza dei richiedenti asilo, alla Provincia mancano ancora 330 posti, sugli ulteriori 700 ritenuti necessari in vista di un aumento degli arrivi. L’assessora Martha Stocker da settimane ha chiesto ai Comuni di collaborare nella ricerca degli immobili, per evitare decisioni calate dall’alto, che pure sarebbero possibili.

I Comuni hanno risposto debolmente. Non tutti fanno la loro parte. Nasce da questa situazione la riunione urgente con i presidenti delle comunità comprensoriali organizzata da Martha Stocker. Reduce da 300 chilometri percorsi a piedi lungo il cammino di Compostela («aiuta a liberarsi la mente..»), Martha Stocker riprende il filo dove lo aveva lasciato: «Serve più solidarietà da parte dei Comuni».

La seduta con i presidenti è convocata per domani sera. In vista di quell’appuntamento, abbiamo chiesto a Luca Critelli, direttore della ripartizione provinciale Politiche sociali, un aggiornamento sulla situazione dell’accoglienza in Alto Adige.

Con il 55 per cento di presenze su Bolzano, i dati rafforzano la protesta del sindaco Renzo Caramaschi, che incalza la Provincia per ottenere una maggiore suddivisione delle presenze sul territorio.

Così Critelli.

Quali sono le quote di richiedenti asilo ospitati nei Comuni dell'Alto Adige?

«Al momento ospitiamo in tutto mille richiedenti asilo assegnati dallo Stato. Come zone, il 55 per cento è su Bolzano, il 24 per cento su Burgraviato e Val Venosta, il 9 per cento su Bassa Atesina e Salto Sciliar, il 12 per cento su Val Pusteria e Val d’Isarco».

A che punto siete con le nuove strutture cercate dalla Provincia?

«In aprile siamo partiti con la ricerca di 700 posti aggiuntivi nei vari comprensori. Bolzano e Alta Val Isarco sono esclusi, avendo già sufficienti posti. Di questi, circa 370 posti sono già realizzati o sufficientemente certi».

È vero che i nuovi criteri nazionali prevedono centri tarati per ospitare al massimo 50 persone? Se sì, questo varrà anche da noi?

«Quelli che stanno circolando come "nuovi criteri nazionali" sono in realtà al momento ancora delle ipotesi. Noi abbiamo da tempo puntato su strutture di medie dimensioni, tra 25 e 60 posti, quindi tale criterio non ci mette in difficoltà. Gira anche da qualche tempo il parametro di 2,5 persone su 1000 abitanti, creando qualche confusione: in verità non credo che tale parametro sia molto plausibile, dato che già oggi in Alto Adige e in molte regioni tale parametro è quasi raggiunto o superato, mentre le assegnazioni proseguiranno sicuramente anche nei prossimi mesi».

Ritiene fattibile una diminuzione del numero delle presenze a Bolzano, come chiesto dal sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi?

«La ricerca di 700 posti aggiuntivi nei comprensori va in verità proprio in questa direzione, quindi si tratta di un discorso tutt'altro che nuovo per la Provincia. Da tempo si persegue l'obiettivo di andare fuori Bolzano. Diverso è il discorso dei cosiddetti "fuori quota", ovvero chi si presenta direttamente in Alto Adige: qui la richiesta della Provincia allo Stato è sempre stata quella di inserire anche queste persone nel sistema di riparto nazionale, dato che non possono essere i profughi a decidere dove andare a richiedere asilo ed attendersi di essere accolti. L'Alto Adige si farebbe carico del 0,9% di questi, come si fa carico del 0,9% di chi sbarca».

Il rispetto del limite massimo di 2,5 richiedenti asilo ogni mille abitanti viene chiesto da Caramaschi, che accusa: «In base a quel parametro a Bolzano ne spetterebbero 270, invece siamo all'8 per mille: ci facciamo carico dei 532 richiedenti asilo "ufficiali" e di 300 fuori quota». Caramaschi ha messo in agenda incontri su questo argomento.

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