Il bacino idrico in zona Vallarsa garantirà acqua per 50 anni

Prevista una capienza di circa 3 mila metri cubi e un costo attorno ai due milioni di euro L’ingegner Concer: «Fungerà anche da antincendio per la galleria della variante»


di Bruno Canali


All'imbocco della Vallarsa, a monte della città, sono iniziati nei giorni scorsi i lavori per la costruzione del nuovo serbatoio idrico per Laives. Il bacino avrà una capienza di 3 mila metri cubi d'acqua potabile e il costo previsto si aggira sui 2 milioni di euro, soldi in buona parte messi a disposizione dalla Provincia visto che il serbatoio servirà anche per l'impianto di sicurezza antincendio della galleria della variante che passa poco distante. Spiega l'ingegner Guglielmo Concer, progettista del serbatoio: «Il progetto definitivo dell'opera ha già ottenuto la concessione edilizia e adesso inizieremo quello esecutivo. Non ci saranno problemi per la galleria della variante anche se magari, quando verrà aperta al traffico, nei primi mesi del prossimo anno, non sarà pronto il serbatoio: rimane sempre l'acqua dell'acquedotto in caso di emergenza nel tunnel».

Grande riserva. Finora Laives non ha manifestato grossi problemi di approvvigionamento idrico, salvo anni or sono, in occasione di siccità prolungata, quando fu necessario rifornirsi si acqua potabile a Bronzolo. Però è un comune in continua espansione demografica e perciò occorreva mettersi al riparo, realizzando un nuovo e più grande serbatoio che garantisse tranquillità per i prossimi cinquant'anni almeno. Attualmente Laives ha un serbatoio da 450 metri cubi, ubicato poco più a valle di dove si sta perforando adesso la montagna per quello nuovo. E' alimentato da 4 pozzi posti in vari punti della città, ma, come detto, con soli 450 metri cubi di riserva d'acqua l'autonomia sarebbe limitata a 4 o 5 ore soltanto di fornitura. In caso di un black-out elettrico prolungato, ad esempio, che bloccasse le pompe dei pozzi, si rischierebbe di lasciare Laives senza una goccia d'acqua potabile. Un rischio che non può permettersi una città del genere.

La rete dell'acquedotto comunale a Laives, Pineta e San Giacomo, è strutturata in tre grandi linee, interconnesse tra loro proprio per limitare al minimo il rischio di rimanere a secco se un pozzo o l'altro dovessero avere problemi imprevisti e gravi. Da anni, tutto è anche telecontrollato, dalle fonti fino alla distribuzione e in media, la "sete" di Laives richiede un flusso nell'acquedotto attorno ai 150-200 litri al secondo, un "mare" d'acqua consumata alla fine dell'anno. Le caratteristiche organolettiche dicono che l'acqua di Laives è di qualità "medio- dura" e le analisi, costanti, vengono eseguite da tre enti differenti per controllarne sempre la salubrità. Una volta che il nuovo serbatoio in caverna sarà pronto, verrà collegato ai 4 pozzi che si trovano più a valle e anche agli altri piccoli serbatoi che ci sono a Pineta e a San Giacomo, formando così una "rete" che garantirà sempre e comunque il rifornimento idrico sull’intero territorio comunale. Nella caverna che si sta perforando attualmente sotto il cocuzzolo del Peterköfele, troveranno posto due grandi vasche, pensate per garantire costantemente la circolazione dell'acqua.

Nessun impatto. All'esterno, una volta terminati i lavori, si vedrà solamente un portale di ingresso, che avrà un impatto ambientale insignificante una volta ricresciute le piante tagliate. Anche la scelta di realizzare il nuovo impianto idrico in caverna non è stata casuale: e' opportuno che un serbatoio di acqua potabile sia più riparato possibile dai raggi del sole, così che il suo contenuto mantenga una temperatura costante abbastanza bassa, tale da non favorire il formarsi di microorganismi, alghe o altro. Anche la scelta di collocarlo a monte della città è dettata dal fatto che così, essendo in posizione più elevata dei più alti condomini, l'acqua arriverà fino in cima, agli ultimi appartamenti con una buona pressione e semplicemente per caduta, senza l'ausilio di pompe elettriche per spingerla in alto.

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