Il campione di nuoto più forte della malattia «Mai arrendersi» 

Francesco Bettella, plurimedagliato alle paraolimpiadi di Rio, «Non ho mai mollato, e con lo sport ho superato le barriere»


di Gabriel Marciano


BOLZANO. È stato Francesco Bettella, nuotatore plurimedagliato alle paralimpiadi di Rio 2016, l'invitato speciale all'ultimo incontro di formazione promosso dalla UISP per sensibilizzare gli operatori sul tema della disabilità. Intervenuto sabato pomeriggio presso la sala conferenze del Twenty assieme alla fisioterapista e classificatrice Finp Francesca Mezzanato, il ventottenne ha raccontato la sua storia di sacrifici e passione, tenendo alto l'interesse delle quaranta persone presenti, sottolineando più volte l'importanza dello sport nella crescita personale a tutto tondo di un ragazzo. A tre anni i primi segni di una malattia genetica progressiva. Alla stessa età comincia l'esperienza di Francesco nelle piscine padovane, in un gruppo di bambini normodotati. Con il passare del tempo le sue condizioni peggiorano e comincia a perdere la sensibilità negli arti, nuotare diventa sempre più difficile e gli istruttori non lo fanno più allenare coi pari età ma con ragazzini più piccoli. Il divertimento che provava nel nuotare si trasforma in un peso con l'arrivo dell'adolescenza, così a 13 anni Francesco lascia l'attività. «Dopo due anni fermo, ho scoperto dell'esistenza di una società in provincia che permetteva ai disabili di fare sport agonistico - ha raccontato Bettella -Sono sempre stato molto competitivo, così gareggiare con altri ragazzi al mio livello di disabilità era un grosso stimolo». Uno stimolo che l'ha portato a migliorare, imparando dai più grandi del gruppo, che avevano già vissuto la sua situazione, notando che stava raggiungendo degli ottimi livelli. «A questo punto volevo dare di più – racconta –. Da due allenamenti settimanali sono passato a quattro e siccome non mi bastava andavo a correre anche in strada con la carrozzina (ormai la malattia gli aveva tolto l'uso delle gambe, ndr), arrivando, preso dall'esaltazione, anche a farmi attaccare un copertone che trascinavo per aumentare la difficoltà». Il duro allenamento porta Francesco a ottenere i primi risultati importanti, che valgono la convocazione con la nazionale per gli Europei del 2009. Con l'esperienza in Islanda si accorge però che «gli altri si allenavano come professionisti», quindi al ritorno in Italia decide di cambiare regime, cominciando ad esercitarsi ogni giorno. Aiutato dalle conoscenze acquisite studiando fisica, e in particolare sfruttando il corso sulla meccanica dei fluidi, cambia anche stile di nuoto, riducendo l'attrito delle gambe sull'acqua, incrociandole. L'impegno universitario lo distoglie dallo sport, così nel 2012 ottiene “solo” un quinto e un ottavo posto, «perché non c'ero con la testa». L'anno dopo, conclusa la laurea triennale e iscrivendosi alla magistrale, decide quindi di lasciare l'agonismo. A metà del 2015 il ritorno: «Ho dovuto ricominciare ad allenarmi, ancora più duramente di prima. A luglio 2016 mi sono laureato e a settembre sono partito per Rio». In Brasile ottiene la prima medaglia della spedizione italiana con l'argento nei 100 metri dorso, ripetendosi anche nei 50: un'enorme soddisfazione. «Lo sport dà tantissimo – ha concluso Bettella -, mi ha fatto crescere più come persona che come atleta. Il nuoto mi ha messo a nudo e mi ha fatto combattere la timidezza, facendomi passare dalla vergogna che provavo nello stare in costume con i miei compagni allo stare in tv davanti a milioni di persone. Lo sport mi ha fatto maturare e mi ha dato una percezione diversa di me stesso. Ho imparato sulla mia pelle che bisogna conoscere e rispettare i propri limiti, ma non si deve mai mollare».













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