«Il carcere di Bolzano va chiuso»

Il professor Corleone: la situazione è insostenibile



BOLZANO. Il professor Franco Corleone, già sottosegretario alla Giustizia con il governo Prodi, ha presentato ieri al teatro Cristallo il suo ultimo saggio - scritto con i colleghi Stefano Anastasia e Luca Zevi - dal significativo titolo "Il corpo e lo spazio della pena", dedicato all'edilizia carceraria in Italia. «Le nostre carceri - ha poi ricordato Corleone, reduce anche da una visita all'istituto di pena di via Dante - sono ormai ridotte a delle funzioni infantilizzanti dove domina il degrado e l'assenza di qualsiasi dignità dell'uomo e non sono certo dei luoghi invece responsabilizzanti che, come vuole la Costituzione, siano chiamati al recupero dei cittadini che hanno compiuto degli errori. E allora per il caso di Bolzano, in questo quadro, il vecchio carcere è sicuramente da chiudere subito per la sua totale inadeguatezza strutturale e organizzativa. Ma va anche, a mio avviso, lanciata da Bolzano, dove la nuova struttura penitenziaria verrà realizzata dalla Provincia e non dall'amministrazione statale, una sfida di civiltà senza precedenti perché l'Alto Adige venga dotato di un carcere nuovo e non solo di un nuovo carcere. E quando parlo di carcere nuovo - sottolinea Corleone - penso ad una sfida architettonica più che ai moduli di cemento con cui di solito vengono relizzate le celle; penso ad un carcere dove siano privilegiati gli spazi per il lavoro e per il soggiorno, compresa l'affettività, dove bi principi costituzionali possano davvero trovare un percorso positivo di realizzazione in favore degli individui e di conseguenza della società nel suo insieme. Oggi invece si prevedono di solito spazi uguali per tutti senza distinzione fra donne con bimbi, tossicodipendenti, mafiosi, o semplici detenuti in attesa di processo o addirittura di convalida dell'arresto: una condizione non più sopportabile per un Paese civile. Per non parlare evidentemente della necessità di riformare a monte, ad esempio, la normativa proibizionista sulle droghe: oggi nelle carceri il 35% dei detenuti è per fatti di droga, ma si arriva ad oltre il 50% se si considerano anche tutti gli scippi, i furti e le rapine collegate al sempre mercato degli stupefacenti. Evidentemente qualcosa non funziona e andrebbe riformato con urgenza, perché spesso, ciclicamente, si parla di sovraffollamento e di carceri che scoppiano, ma bisognerebbe anche capire quali sono le cause che provocano questo stato di cose. E sono sempre scelte, spesso scellerate - conclude Corleone - del legislatore».(o.d.)













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