«Il carcere sia profondamente umano»
Ieri il vescovo Ivo Muser è entrato nella casa circondariale per la “Celebrazione della Parola” con detenuti e autorità
BOLZANO. «Mentre venivo qui mi hanno fatto grande impressione le tante porte. Le porte sbarrate, le porte che si aprono, le porte che si chiudono». L’immagine della porta è stato il nucleo dell’omelia pronunciata del vescovo Ivo Muser ieri mattina, nella “Celebrazione della Parola” con i detenuti del carcere di Bolzano, alla presenza del sindaco Renzo Caramaschi, del commissario del governo, Vito Cusumano, del questore, Giuseppe Racca, del comandante provinciale dei carabinieri Stefano Angelucci, dei massimi esponenti della Giustizia provinciale e, ovviamente, della direttrice della casa circondariale Anna Rita Nuzzaci.
«Nella notte di Betlemme - ha proseguito il vescovo, sottolineando che nel Natale si celebra il mistero di una porta che dal cielo si apre sul mondo - Dio si fa uomo e bussa alla porta del mondo. Lo fa con la delicatezza e la fragilità di un bambino. E questo Dio continua a bussare alla porta del cuore di ogni uomo. Impariamo da Dio a bussare alla porta del cuore delle persone che ci vivono accanto e impariamo a bussare, nella preghiera, alla porta del cuore di Dio. Questo è il segreto per far crescere il rispetto reciproco, la pace e l’armonia. Il carcere deve essere un ambiente umano, profondamente umano, e a voi, operatori e detenuti, auguro di vivere nel rispetto reciproco». Momenti di commozione sono stati vissuti quando la direttrice, salutando il vescovo Muser, ha espresso il suo ringraziamento a Maria Luise Steiner, per 31 anni educatrice nel carcere e da oggi ufficialmente in pensione - «ho scontato quasi l’ergastolo – ha commentato sorridendo – ma resterò sempre in contatto con questa struttura e con i colleghi che qui lavorano» - e a Bruno Bertoldi, 87 anni, da 47 instancabile e insostituibile volontario. Al termine della cerimonia, uno dei detenuti ha letto un ringraziamento al vescovo e a quanti, nella struttura di via Dante, si adopera per aiutare, sostenere ed educare chi vive in cella. Il carcere di Bolzano conta 111 detenuti - 84 stranieri senza permesso di soggiorno e 27 italiani - e, come ha detto la stessa Nuzzaci, «è struttura non più adeguata». La direttrice ha poi spiegato che in primavera inizieranno i lavori per quello nuovo che nel 2020 dovrebbe essere pronto. A chi le chiedeva un’opinione sulla possibilità di trasferire i detenuti al carcere di Trento ha risposto «impossibile, per legge ogni città capoluogo deve avere un proprio carcere».