Il caso Chiku approda in Cassazione

L’ex proprietario ha dato mandato all’avvocato Moccia di tentare l’ultima carta: rivuole l’animale



BOLZANO. La vicenda Chiku, il presunto gattopardo individuato e sequestrato in un maso della val d’Ultimo, torna di estrema attualità. Dopo il deposito della sentenza motivata di condanna (per la detenzione non autorizzata di un animale esotico considerato pericoloso) il proprietario della bestia, Herbert Raich, ha dato mandato allo studio dell’avvocato Flavio Moccia di impugnare il verdetto in Cassazione. L’uomo (condannato a pagare un’ammenda a 5500 euro ma assolto in pieno dall’ accusa di maltrattamenti di animali) sostiene di essere troppo affezionato all’animale per decidere di non fare tutto il possibile per vincere la sua battaglia. Il contenzioso legale, dunque, si riapre. Lo studio è già al lavoro per confutare i punti essenziali su cui si basa la decisione di merito del giudice Stefan Tappeiner. In primo luogo verrà contestato il responso scientifico sulla natura dell’animale. “Le risultanze processuali hanno dimostrato senza ombra di dubbio - si legge in sentenza - che il felino denominato Chiku è un serval purosangue”. Ed è proprio il tipo di accertamento svolto ad essere nel mirino dello studio legale Moccia che contesta - come già aveva fatto in arringa in occasione del processo - la decisione del tribunale di affidarsi solo al giudizio della biologa ed esperta di felini esotici Mircea Pfleiderer, non disponendo analisi biologiche di maggiore spessore scientifico. In sentenza, comunque, il tribunale fa riferimento anche al certificato d’origine di Chiku prodotto dall’allevatore germanico che aveva venduto l’animale all’imputato e che certificò che si trattava di un serval puro (dunque vietato nel nostro Paese). E come serval puro Chiku fu anche registrato in Germania prima di essere portato in Italia e consegnato a Herbert Raich. A conferma del valore della documentazione acquisita sulla natura dell’animale - si legge ancora in sentenza - «si evidenzia che in corso di istruttoria è emerso che la perquisizione in casa Raich portò al rinvenimento di un ulteriore passaporto europeo appartenente ad un altro felino, anch’esso detenuto da Raich». In quel caso il felino, di nome Bashira, venne espressamente indicato come “Savannah”, cioè un ibrido. In sentenza il tribunale definisce “rigorosa e chiarissima” la certificazione sulla natura di Chiku ma è proprio su questo punto che lo studio legale Moccia si appresta a giocare le ultime carte possibili in Corte di Cassazione. «Riteniamo di avere qualche spazio di intervento in Cassazione - ha dichiarato ieri l’avvocato Flavio Moccia - relativamente al reato contravvenzionale contestato . E vero che la sanzione pecuniaria è stata ridotta al minimo dal tribunale ma quello che interessa alla famiglia Raich è riprendersi l’animale e, dunque, tenteremo il tutto per tutto». (ma.be.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità