Il comitato pro ospedale si appella all’Autonomia

Da San Candido un’altra lettera alla giunta provinciale per evitare i temuti tagli «Perchè ci si piega pedissequamente alle imposizioni che vengono dall’alto?»


di Aldo De Pellegrin


SAN CANDIDO. Domani la giunta provinciale annuncerà le sue decisioni in merito ai tagli alla sanità imposti dal governo centrale per le necessità di contenimento della spesa pubblica. Decisioni che verosimilmente, come del resto confermato dall’assessore Richard Theiner, per il comprensorio della Val Pusteria comporteranno la riduzione complessiva di 17 letti per gli ospedali di Brunico e San Candido. Le successive riduzioni, sempre secondo le affermazioni della giunta sul tema, saranno rinegoziate con il nuovo governo, ma di questo il comitato spontaneo nato per la salvaguardia dell’ospedale di San Candido e dei suoi posti di lavoro, non ne vuole proprio sapere. «L’ospedale di San Candido in tempi assai recenti è stato ridotto da 120 letti ai 51 attuali, nonostante l’incremento della zona dal punto di vista turistico e la crescita della popolazione residente», scrive il Gruppo d’iniziativa popolare Pro Ospedale, che trova anche ampio sostegno nell’amministrazione comunale, nella sua più recente presa di posizione. «Inoltre - continua la nota di protesta - non si capisce quale destino la Provincia intenda riservare al nostro ospedale, visto che già nelle precedenti razionalizzazioni si sono riuniti reparti, che le sinergie sono in atto da anni e così accade anche per la collaborazione con gli altri ospedali. La popolazione di San Candido e dell’Alta Pusteria, visti anche i tagli subiti in passato, non può più accettare ulteriori riduzioni e ridestinazioni. Si vuole davvero ridurre l’ospedale a pronto soccorso diurno? Ci si rende conto che non rinominare i primari rappresenta prima di tutto un freno all’efficienza e allo sviluppo positivo dei reparti? Si comprende che lo “smontaggio” di qualche letto non rappresenta un risparmio ma un aggravio di spese e disservizi per i cittadini? E perchè nel computo dei costi sanitari dell’ospedale non sono conteggiati anche i profitti che esso realizza, per essere scelto per le cure da molti ammalati residenti fuori provincia? Tutto questo significa, nei fatti, calpestare i diritti dei cittadini da parte di quei rappresentanti politici che essi hanno eletto confidando di esserne rappresentati. Non si comprende - conclude la nota del comitato - come l’Autonomia, tanto incensata nelle occasioni in cui deve essere difesa elettivamente, ora non si preoccupi di difendere i suoi cittadini ma si pieghi pedissequamente alle imposizioni che vengono dall’alto. Risulta che Provincia e Regione, in tema di sanità, abbiano competenze primarie e chiediamo a chi di dovere di esercitarle. Non accetteremo un ospedale trasformato in un pronto soccorso, con la luce che si spegne alle 16 e che abbandoni i cittadini a sè stessi o li costringa a corse disperate per salvarsi».

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