Il corsetto, da secoli tortura e vezzo del corpo femminile

Dalle dee dell’antica Grecia alla rivoluzione di Coco Chanel. Lacci e stecche come moda e tormento di bellezza FOTO


di Gigi Bortoli


“Il corpo costretto – Il corsetto, un capo d’abbigliamento in auge nei diversi secoli” è il titolo della mostra allestita al Museo delle donne di Merano.

Alcuni dei modelli in mostra nel Museo delle donne01-_WEB

Organizzato e ideato dal team del museo guidato da Sissi Prader, si è avvalso di un lavoro di ricerca di Hannelore Schettler. Accanto ad un’interessante esposizione di corsetti e abiti, si accompagna anche una mostra di sculture e quadri relativi all’indumento al centro della mostra realizzati dall’artista meranese Mario Melchiori. La mostra, inaugurata giorni addietro, resterà aperta fino al 22 febbraio. Uno sguardo alla storia del corsetto fa scoprire se il girovita stretto è veramente da secoli un ideale di bellezza femminile.

Storicamente il primo richiamo lo si attinge da una statua della dea greca della magrezza di Cnosso del 2000 a.C.. Essa mostra chiaramente un corsetto che conferisce alla dea un girovita da vespa. Nell’antichità per nascondere una corporatura in sovrappeso si indossa sui fianchi o sul girovita una fascia contenitiva in rafia. Il corsetto nel corso dei secoli continua ad assumere un ruolo non secondario a seconda dei canoni di bellezza ed eleganza delle varie epoche. Fu segno distintivo della classe sociale delle cortigiane rispetto alle donne del popolo. Nel XIV secolo sia le nobildonne che i signori indossano delle sottovesti molto strette, simili a corsetti. L’audace decolté che emerge sopra lo stretto girovita, viene definito “finestra del diavolo”.

A cavallo tra XVI e XVII secolo in tutta Europa prevale la moda della corte spagnola, caratterizzata da disanimata costrizione e rigidità. Per raggiungere l’idealizzata posizione eretta, con nuovi corsetti si stilizza sia la parte superiore sia quella inferiore del copro femminile fino a raggiungere una forma quasi triangolare. Il girovita viene costretto come mai fino a quel momento e l’abito viene indossato chiuso fino al collo, quasi a mo’ di collare. Alla corte del Re Sole (fine XVII secolo) la formosità del corpo femminile viene nuovamente sottolineata. Il corsetto viene chiamato busto a lacci o corpetto a lacci ed avanza come capo di abbigliamento autonomo.

Arrivando a tempi a noi più vicini, agli inizi del XIX secolo il ceto medio trova immorale la maglietta stile impero e per tal motivo nel Romanticismo e nel Biedermeier torna in auge il corsetto. Il girovita viene stringato sul dorso con un corsetto senza spalline che arriva fino ai fianchi, per raggiungere un girovita a vespa di una circonferenza di 40 cm. Degli anelli in metallo inseriti nelle asole, attraverso cui passano i lacci, fungono da rinforzo.

Nell’ultimo trentennio del XIX secolo il corsetto cambia ancora: arrivando fin sotto i fianchi viene chiuso sul davanti. I fianchi così modellati sono ora caratteristici dell’ancora più costretto girovita “a cuirasse” (corazza in pelle). Delle molle a spirale zincate inossidabili sostituiscono le tradizionali stecche di osso di balena. Questo corsetto è d’obbligo perfino sotto nuovi capi di abbigliamento come la camicetta o il costume da bagno.

Con l’avvento della prima Guerra Mondiale finisce il XIX secolo dominato dal corsetto. Creatrici di moda come Coco Chanel lanciano dopo il 1917 “una nuova tendenza senza corsetti”.

La donna dei ruggenti anni venti può finalmente respirare liberamente e sentirsi leggera in abiti non attillati e può così prendere il suo posto nel mondo del lavoro in abiti comodi. Gli anni Trenta portano nuovamente sul mercato un corsetto in gomma elastica con stecche con una funzione solo correttiva che viene indossato direttamente sulla pelle.

Negli anni cinquanta l’industria del corsetto torna alla ribalta col cosiddetto New Look di Christian Dior rende indispensabile una pancera elastica per il girovita sottile. Gli anni sessanta rivoluzionano con la giovinezza di una “Twiggy” l’ideale di bellezza, ma molte donne continuano a indossare biancheria elasticizzata. Hippy e nuovo femminismo segnano il tramonto del corsetto negli anni settanta.













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