Il Ctcu, caso Veneto Banca «Le cause? Tempi lunghi»

Il direttore del Centro consumatori: «Si rivolgono a noi mille persone all’anno» Intanto cresce il numero di chi preferisce mettere i soldi in cassetta di sicurezza


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Sa cosa fanno oggi molti piccoli risparmiatori? Mettono i soldi nelle cassette di sicurezza. Si sentono più tranquilli». È così che, secondo Walter Andreaus, direttore del Centro consumatori, un certo numero di piccoli risparmiatori reagisce all’assoluta imprevedibilità dei mercati finanziari e ad una crescente sfiducia nei confronti delle banche alimentata anche da notizie (come quella pubblicata sull’edizione di ieri, ndr) di azioni di un colosso come Veneto banca, con quasi 90 mila soci, che nel 2013 valevano 40,75 euro ciascuna e oggi rischiano di diventare carta straccia. Si attende la quotazione in borsa che avverrà nelle prossime settimane, ma si dice che il nuovo valore potrebbe essere intorno al 5% di quello originale. Nell’elenco dei soci danneggiati dell’Istituto di credito che ha la sede principale a Montebelluna - imprenditori, piccoli risparmiatori, pensionati, politici, colossi della finanza - risultano tredici bolzanini, oltre alle Acciaierie Valbruna spa e alla controllata Pegaso spa che fanno capo alla famiglia Amenduni, proprietaria dello stabilimento di via Volta a Bolzano. Le due società, proprietarie di un grosso pacchetto azionario, rischiano di subire perdite nell’ordine di diversi milioni di euro.

Se è vero quello che dice lei che c’è chi mette i soldi in cassetta di sicurezza, significa che si torna ai tempi in cui si mettevano sotto il materasso.

«È così e non c’è tanto da stupirsi. Il ragionamento che porta a fare questo è molto semplice: se metto nella cassetta 10, alla fine troverò 10. Significa rendimento zero, del resto oggi i rendimenti offerti dalle banche, sono ormai bassissimi. Chi vuole di più, deve essere disposto a rischiare che significa guadagnare ma anche perdere. Quindi c’è chi pensa che è meglio tenere i soldi in una cassetta di sicurezza: non si guadagna niente, ma almeno non si rischia il capitale».

Sono molti quelli che si rivolgono a voi per contenziosi con le banche?

«Tra mutui e investimenti andati in maniera diversa da quanto prospettato dalle banche, siamo nell’ordine del migliaio all’anno. Arrivano anche piccoli imprenditori e artigiani disperati, ma per quelli possiamo fare poco: dovremmo avere una struttura dedicata solo a loro».

Facciamo l’esempio di chi abbia visto diventare le proprie azioni carta straccia: che possibilità ha di vedersi restituita almeno una parte dei soldi investiti?

«Le possibilità ci sono, però bisogna mettere in conto le spese legali e i tempi lunghi delle cause: a chi si fa prendere subito dall’angoscia consiglio di lasciare perdere, perché rischia di rovinarsi la vita. E inoltre per un investimento di 4-5 mila euro non vale neanche la pena iniziare una causa».

Data la situazione non aumenta la tendenza a spendere tutto ciò che si guadagna?

«No. Perché la gente si rende conto che il futuro è sempre più incerto e vorrebbe avere qualche piccolo risparmio in caso di necessità».

Il mattone è considerato un bene rifugio?

«Direi di sì. C’è chi si compra l’appartamentino e non l’affitta neppure per evitare di trovarsi l’inquilino moroso o qualcuno che gli distrugge la casa. Certo è che anche in questo caso bisogna fare bene i conti, perché i costi di mantenimento sono notevoli: le tasse, le spese di condominio, eventuali lavori di ristrutturazione decisi dai condomini. Il conto alla fine rischia di essere notevole».













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