Il distacco provocato dalle precipitazioni e dall’altalena-meteo 

Il geologo della Provincia. Volkmar Mair: «Dall’elicottero abbiamo visto che le fratture nella roccia erano piene d’acqua e penso che i cambi di temperatura gelo-disgelo abbiano contribuito a mettere in moto la frana. Non c’è pericolo di ulteriori crolli di grosse dimensioni»


Paolo Tagliente


Bolzano. Era uno degli alberghi simbolo di Bolzano. Una struttura moderna che, incastonata sulla pendice del Monte Tondo, offriva una vista unica sul capoluogo altoatesino e sull’intero circondario. Era lo storico Hotel Eberle che, da ieri pomeriggio, di fatto non esiste più. Metà della grande struttura, infatti, è stata letteralmente spazzata via da una frana di oltre duemila metri cubi di roccia, staccatasi dalla parete sovrastante il moderno edificio, oggetto di numerose e recenti ristrutturazione. Un boato assordante, un’immensa nuvola di polvere e, in pochi secondi, anni di lavoro si sono trasformati in un cumulo di macerie. Ma è andata bene. Può sembrare un’affermazione ironica e fuori luogo, ma è proprio così: è andata molto bene. Perché, quando la parete rocciosa ha ceduto - erano da poco passate le 15 - nell’altra ala dell’edificio, quella ad est, adibita ad abitazione dei proprietari, c’era tutta la famiglia Zisser. Sette persone in tutto che, dopo il pranzo, si godevano un momento di relax. Con loro anche due cani. Ne sono usciti tutti illesi. Terrorizzati, ma senza nemmeno un graffio. «Salvi per miracolo - hanno raccontato - per fortuna era chiuso». Non è stato facile, per loro, mettersi in salvo. Dopo il boato, infatti, la polvere ha avvolto l’intera zona ed è entrata anche all’interno dei locali, costringendoli a muoversi alla cieca per cercare una via d’uscita. Come se non bastasse, tutte le porte erano bloccate a causa dei danni strutturali subiti anche dalla parte di edificio rimasta in piedi. Secondi che sono sembrati un’eternità, per i membri della famiglia Zisser.

Solo quando l’immensa nuvola di polvere s’è dissolta è stato possibile avere un’idea chiara di cosa fosse accaduto. Ed è stato subito evidente che, nonostante la devastazione, nonostante non ci fossero più tre quarti della struttura alberghiera, nonostante danni che è ancora impossibile quantificare, ma che saranno comunque immensi, era accaduto un miracolo. L’albergo, infatti, era chiuso a causa delle disposizioni anti-covid e l’ala distrutta era vuota. E chiusa è anche la passeggiata Sant’Osvaldo, che dal ponte di Sant’Antonio porta fino alla zona dell’Hotel Eberle e che è stata investita dallo smottamento. In tempi normali, insomma, quanto accaduto ieri avrebbe potuto causare una strage.

Il boato causato dall’enorme smottamento è stato udito in tutta la città e centinaia di persone, sgomente e spaventate, hanno osservato la nuvola di polvere alzarsi dalle pendici del Monte Tondo. L’allarme, quindi, è stato immediato e, nel giro di pochi minuti, sul posto sono arrivate decine di soccorritori e mezzi. La polizia municipale ha subito chiuso il tratto di via Santa Maddalena di Sotto che sale da Rencio, per consentire una salita più rapida ai mezzi di soccorso verso l’Hotel Eberle. Vigili del fuoco permanenti e volontari, Soccorso alpino e speleologico con le Unità dei cani da ricerca, Protezione Civile (con anche l’assessore comunale competente, vicesindaco e vigile del fuoco Luis Walcher), carabinieri, volontari e ambulanze di Croce Bianca e Croce Rossa, servizio geologico della Provincia ed elicotteri a sorvolare la zona: tutta l’imponente macchina che si mette in moto nelle catastrofi, insomma. Perché, quella di ieri, aveva tutte le caratteristiche di una catastrofe. E solo qualche ora più tardi, quando le meticolose (e rischiose) ricerche compiute tra le macerie hanno definitivamente confermato che nessuna persona era rimasta coinvolta, tutti hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. In serata, sulle macerie illuminate a giorno dalle fotoelettriche dei vigili del fuoco, sono arrivati anche il presidente Arno Kompatscher e l’assessore Arnold Schuler. «Oggi, possiamo dire che il covid qualcosa di buono l’ha fatto perché se la struttura non fosse stata vuota e il sentiero deserto sarebbe stata una strage» ha detto Kompatscher.













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