Il dolore della figlia Pooja «Roberto, il miglior papàche potessi desiderare» 

Il ricordo. Domani a San Pio X i funerali di Tiozzo vittima di un tragico incidente col muletto


ANtonella mattioli


Bolzano. In mezzo al tavolo la torta al cioccolato con il numero 2: gli anni di Diego, il nipotino di cui nonno Roberto era innamorato. Per il compleanno, festeggiato domenica, gli aveva regalato la moto in versione mignon e gonfiato la piscina.

Momenti di felicità che raccontano le ultime ore di vita di Roberto Tiozzo - 71 anni, passati tra tende, tappezzerie, tessuti - che lunedì era atteso a casa a Frangarto per un piccolo brindisi in famiglia, perché in realtà Diego è nato il 10 agosto. Il giorno più felice - quello in cui nel 2018 la figlia Pooja gli ha fatto il regalo più bello - coinciderà d’ora in poi con quello tragico: la morte, improvvisa, di nonno Roberto.

«Mi aveva chiamata verso le 11 - ricorda la moglie Enrica, titolare di un negozio in via Resia - per dirmi che Mirco, nostro figlio, non sarebbe potuto venire a pranzo, perché doveva andare a Padova a ritirare della merce».

Sono state le ultime parole di una vita assieme.

«Verso mezzogiorno, un’altra chiamata: era la segretaria che mi avvertiva che Roberto era caduto con il muletto».

Enrica ha preso la macchina ed è corsa in via Volta, dove all’interno del Consorzio Manus i Tiozzo hanno la ditta di tendaggi.

«Ho sperato che si trattasse di un piccolo incidente - racconta -; purtroppo quando sono arrivata lì, ho capito. C’erano i vigili del fuoco, i carabinieri e poi l’ambulanza: lo stavano rianimando. È stato tremendo».

Poi la corsa in ospedale, l’intervento chirurgico d’urgenza al quale è stato sottoposto, ma le lesioni riportate finendo sotto il muletto, erano troppo gravi. E Roberto se n’è andato.

«Mio figlio non si dà pace: continua a ripetere che se non avesse dovuto andare a Padova, avrebbe potuto portare lui il carico di tessuti, appena arrivato, nel seminterrato dove c’è laboratorio. Oppure poteva farlo qualcuno dei ragazzi che lavora in ditta. La verità è che mio marito, pur essendo in pensione, non aveva mai smesso di lavorare. Il negozio di tende era da sempre la sua vita, nonostante la gestione fosse passata a Mirco. Nessuno avrebbe potuto fermarlo».

E quando lo storico artigiano - prima di via Torino e dal 2008 di via Volta - non era impegnato tra negozio e laboratorio, dava una mano ai volontari della sezione Ana di Gries, per organizzare la sagra del risotto, distribuire alimentari e medicinali durante il lockdown.

Poi c’era il coro Castel Flavon: «Non cantava - dice la moglie - ma se c’era da aiutare lui non si tirava indietro».

Nei ritagli di tempo - pochi per la verità - andava a pescare: «Era la sua passione - racconta Pooja - che condivideva con mio fratello Mirco. E sperava che Diego diventasse grande in fretta, per portare anche lui a pescare le trote da far pulire all’amico macellaio, per poi regalarle agli amici. Per me è stato il miglior padre che potessi desiderare. E Diego era attaccatissimo al nonno: adesso ogni volta che suona il telefona pensa che sia lui. In realtà sono parenti, conoscenti, amici che chiamano per le condoglianze. Ma lui è troppo piccolo per capire».

L’ultimo saluto a Roberto Tiozzo domani, venerdì, alle ore 11 nella chiesa parrocchiale Pio X di via Resia.















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