Il fioraio pachistano adottato dal quartiere

Quasim è arrivato a 12 anni e a 17 ha aperto il chiosco di fronte al bar Romagnolo «Le signore bolzanine mi hanno cresciuto insegnandomi anche il mestiere»


di Alan Conti


BOLZANO. «Sono arrivato che ero bocia e piazza Matteotti, soprattutto le sue signore, mi hanno cresciuto». Dice proprio così, sorridendo, Quasim Mohammad, 25 enne di origini pachistane che dal 2007 ha preso in mano le redini del chiosco “Pak Fiori” affacciato proprio su uno degli spiazzi più pulsanti della Bolzano popolare. La sua è una storia di integrazione di quelle che non servono a scrivere i manuali di retorica, ma portano esempi concreti. Una storia che facciamo partire dal fondo: oggi il suo chiosco colorato è uno degli esercizi commerciali più amati del quartiere e i bolzanini apprezzano moltissimo il savoir faire e la competenza di Quasim. Tanto che la famiglia Mohammad ha raddoppiato aprendo un nuovo punto vendita in via Parma con una sorta di mini-franchising.

«Sono arrivato a Bolzano quando avevo 12 anni grazie a un ricongiungimento familiare con mio padre che lavorava dal 1990 al ristorante Kaiserkron di piazza della Mostra. Era un tuttofare. Siamo arrivati direttamente qui da Islamabad senza tappe intermedie». Un cambiamento non semplice per un adolescente.

«Ho iniziato subito a studiare e sono riuscito a integrarmi abbastanza in fretta. Poi ho cominciato a costruirmi un futuro da automeccanico».

Ecco, dai bulloni ai gigli il passo è abbastanza lungo. Com’è accaduto? «Nel 2007 mio padre aveva cambiato lavoro e si era presentata l’occasione di rilevare questa attività con i fiori. Non ne sapevo molto, ma una volta terminato uno stage con la Croce bianca ho deciso di accettare questa sfida. Ho studiato il mestiere, mi sono messo sul web a sondare tutti i possibili fornitori, ho frequentato dei corsi e poi mi sono affidato ai tantissimi consigli che le signore mi davano. Mi hanno fatto crescere e mi vogliono bene come io ne voglio a loro».

I fiori, adesso, sono più apprezzati anche in Pakistan. «Non sicuramente per merito mio - ride Quasim - ma è vero che ultimamente si è sviluppata una certa attenzione. Si tratta di un fenomeno legato al web che ha reso mondiali feste come San Valentino, la Festa della Donna o la Festa della Mamma. I simboli di queste ricorrenze sono i fiori e sono stati adottati. D’altronde c’è sempre qualcuno da amare, ad ogni latitudine del mondo. In Pakistan, però, piacciono di più i gladioli».

E qui? «Qui c’è una cultura più diffusa quindi è difficile dire un tipo di fiore preferito dalla clientela. Posso dire che a me piacciono moltissimo le orchidee, ma è solo un gusto personale». Quanti uomini si concedono ancora la gentilezza di questo gesto? «Abbastanza, anche se la spartizione della clientela vede circa il 60% di donne e il 40% di uomini». Il commercio dei fiori che futuro ha? «Finchè ci saranno amore, possibilità di contenere i prezzi nella qualità e la gentilezza di chi serve avranno un futuro radioso».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità