Il giudice: «Morte Manal la maestra non ha colpe»

Le motivazioni della sentenza di archiviazione sul caso dell’alunna delle “King”: «Ha fatto tutto il possibile, la scuola avvisò i genitori 24 minuti dopo lo scontro»


di Susanna Petrone


BOLZANO. L’insegnante della piccola Manal «ha indubbiamente mostrato piena capacità di gestione del tempo sia sotto il profilo delle decisioni adottate che dell’assistenza prestata» subito dopo l’incidente avvenuto durante l’intervallo nel cortile della scuola elementare “Martin Luther King” il 20 ottobre di tre anni fa. La bambina, che aveva solo sette anni, morì pochi giorni dopo a causa di un’emorragia cerebrale.

Le motivazioni Dalle sei pagine di motivazioni del giudice Carlo Busato, che ha scagionato l’insegnante di Manal, emerge che la donna non poteva agire diversamente, visto che la bambina non mostrava ferite alla testa: «L’insegnante - si legge - aveva a disposizioni questi dati: scontro tra le due bambine con urto delle due teste, assenza di ulteriori traumi come cadute su superfici rigide, assenza di segni esterni come sanguinamento o tagli o ematomi; atteggiamento della seconda bambina che accudita dalla seconda maestra si riprende senza conseguenze; atteggiamento di Manal che piange, ha il respiro affannato ma accudita dalla maestra si calma, si tranquillizza e si rialza». Secondo la famiglia, l’insegnante avrebbe dovuto chiamare il 118 subito dopo che la piccola aveva rimesso. Manal, infatti, mentre viene portata dal cortile in classe, vomita due volte. Per il giudice, non vi è errore da parte della maestra, perché «proprio otto giorni prima del fatto era stata chiamata la madre perché Manal non stava bene e la stessa aveva riferito che la piccola soffriva per un virus intestinale che le provocava malessere. In quella fase appare francamente difficile ricondurre il vomito immediatamente ad una emorragia cerebrale».

Il dramma Ecco la cronologia dei fatti: lo scontro avviene alle 10.35. Dopo 24 minuti viene avvisato il padre della piccola. La bimba ha rimesso. Il genitore arriva alle 11.20. Durante questo lasso di tempo Manal «non ha lamentato altri disturbi e quando è arrivato il padre, si è alzata e lo ha raggiunto autonomamente». Alle 11.31 la madre chiama il pediatra. Alle 12.40 la madre di Manal richiama il pediatra «che di fronte alla descrizione dei sintomi (vomito, sonnolenza) consiglia di portare la piccola al pronto soccorso». La bambina arriva in ospedale alle 12.53. «Alle 13.20 viene eseguita Tac cerebrale - si legge nelle motivazioni - e alle 13.55 la bambina entra in sala operatoria per emorragia cerebrale, causata dalla rottura dell’arteria meningea media a livello della tempia. Ogni tentativo di salvarla si rivelerà inutile, proprio a causa del tempo trascorso dal trauma».

La fatalità Purtroppo, a causa dei fraintendimenti tra scuola e genitore, si è perso tempo prezioso: «La maestra riferisce di aver detto al padre che la bambina aveva avuto uno scontro con un’altra bambina e che aveva vomitato e lamentava mal di testa - scrive il giudice -. Il padre afferma che gli sarebbe stato riferito solo il dato del mal di testa. La pediatra riferisce di aver appreso nel corso della seconda telefonata fatta alla madre che la bambina era caduta a scuola e forse aveva battuto la testa. (...) Al momento dell’arrivo al pronto soccorso i medici avevano chiesto se le condizioni fossero state legate ad un evento traumatico e non avevano avuto risposta precisa, tanto che il padre aveva mandato l’altro figlio a scuola per informarsi. Si tratta con evidenza di dati tra loro discordanti e che possono far trarre conclusioni opposte». Le condizioni di Manal, tra le 110.31 e le 12.40, dunque, non sembravano drammatiche, ma sono peggiorate improvvisamente.

La conclusione «Il dato è significativo perché evidentemente le condizioni in quel momento erano non drammatiche, altrimenti la madre avrebbe insistito per parlare con la pediatra direttamente ovvero avrebbe portato la piccola in ospedale (...) si ritiene - conclude il giudice - che né l’indagata né altri potenziali indagabili abbiano tenuto nel caso di specie una condotta colpevolmente omissiva».

Soddisfatti i legali della maestra, gli avvocati Nicola Nettis e Alberto Valenti: «Purtroppo - spiega Nettis - si è trattato di una tragedia. La nostra cliente ha fatto tutto il possibile. La bambina aveva rimesso pochi giorni prima a causa di un virus intestinale. Dopo mezz’ora ha chiamato il padre. La piccola non aveva ferite evidenti alla testa. La maestra non poteva fare altro».

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