Il Lido resta in «stand by» Genaccaro aspetta la Provincia 

La struttura di viale Trieste. Terme Merano ed Egna puntano alla riapertura, ma per ora l’impianto bolzanino è fermo «A chi va per la sua strada faccio gli auguri: nella nuova legge manca un disciplinare sulle piscine pubbliche»


Paolo Campostrini


Bolzano. Il 25 maggio Merano promette di aprire le sue terme. Più o meno in quei giorni, Egna vuole avviare le sue piscine. E Bolzano? Aspetta. La ragione è che non vuole affrontare il virus a mani nude. Caldo o non caldo. Lo spiega Angelo Gennaccaro: «La legge appena promulgata dalla Provincia non è chiara. Anzi è molto oscura sui lidi. In questo modo la Provincia scarica su di noi». Intende, l’assessore, i rischi impliciti in un’apertura senza esplicite coperture normative. Con protocolli incompleti e vasti spazi e vuoti interpretativi. Perché, insiste il responsabile comunale dello sport, nel disciplinare uscito dalla giunta che, strappando con Roma, anticipa molte date in vasti settori, dalla ristorazione al commercio, sulle piscine lascia, secondo Gennaccaro, al lettore la possibilità o meno di assumersi l’onere della decisione effettiva. Tanto che, e questa è una notizia che illumina il clima di incertezza e anche la tensione sotto traccia tra il municipio e palazzo Widmann, lo stesso assessore ha dato incarico a Ulrike Pichler, la funzionaria responsabile della ripartizione patrimonio, di chiedere alla Provincia l’interpretazione autentica della norma di riferimento. Il Lido, in sostanza, è in «stand by». Anche se tutte le strutture e gli impianti sono stati già oggetto di una vasta operazione di ripristino come accade tutti gli anni a primavera. È pronto ma non sa se servirà. C’era già incertezza sui protocolli nazionali: se avrebbero seguito o meno quelli legati alla balneazione anche marina, con quali distanziamenti tra ombrelloni e lettini, con che tipo di attività di igienizzazione dei bagni e degli spogliatoi, con o senza aree giochi per bambini. Poi è arrivata la norma provinciale che si è posata sopra i decreti Conte, sovrapponendo date e protocolli di riferimento. Da questa sorta di liberatoria autonomistica sono sorte le libere interpretazioni di altri Comuni, come Merano o Egna che hanno anche comunicato le date di riapertura.

Dunque, assessore?

Dunque noi non andiamo allo sbaraglio.

Che intende dire?

Che nella legge provinciale si parla di impianti sì, ma li si lega agli alberghi e al turismo. Dunque, quando la norma cita date e impianti, si può pensare che si riferisca a quelli privati, di tipo alberghiero».

Ne è convinto?

Non del tutto. Come non posso esserlo del tutto anche rispetto ad una interpretazione estensiva».

Che intende?

La semplice conclusione è che il Comune, se aprisse, rischierebbe di assumersi tutte le responsabilità. Non solo di tipo interpretativo ma anche amministrativo, visto peraltro che la stessa norma provinciale è in conflitto con quella statale, e pure penale nel caso si verificassero incidenti o si presentassero ricorsi.

Come se ne esce?

Stiamo provando la strada del consulto. Ho dato incarico alla direttrice Pichler di chiedere direttamente alla Provincia cosa racchiude realmente la norma e quali sono gli spazi di manovra.

Cosa pensa degli altri lidi che hanno già deciso le date?

Auguri. Ma con tutti i più grandi stiamo facendo invece rete. Si proverà a trovare un binario comune e un inizio condiviso delle attività senza fughe in avanti.

Ma, nel caso, come e con quale disciplinare anti pandemia aprirebbe Bolzano?

E qui nasce un altro problema. La legge provinciale che accenna alle piscine, non solo non chiarisce quali, quante e se pubbliche o solo private, ma non contiene un disciplinare.

In effetti, anche dove alcuni protocolli sono più espliciti, pensiamo ai bar, gli stessi esercenti frenano perché non tutto è chiaro....

E si parla di bar. Proviamo a estendere questi possibili dubbi a situazioni complesse come le nostre grandi piscine e gli spazi del Lido... Che distanze dovremo tenere tra gli utenti? Quale dovrebbe essere il rapporto tra spazi e cittadini a cui consentire l'ingresso?

Ma non dovrebbe essere il Comune stesso a stabilire una propria logistica?

Certamente. Ma per quanto riguarda tecniche di filtraggio degli ingressi, abbonamenti, numero di spogliatoi da far restare attivi e controllati. Tutto questo è già oggetto di studi e programmazione da parte nostra. Ma il resto no. Ad esempio: le distanze le stabilisce il Comune, la Provincia e lo Stato?.

Ma lei accennava a dubbi molto più importanti, legati alla normativa stessa in senso generale.

Appunto. Infatti la questione non riguarda solo i protocolli, che sono attuativi, ma il centro stesso della legge a proposito degli impianti. Il via libera possibile riguarda i privati o anche noi? Non posso essere io o la giunta a dire sì o no. Deve essere scritto e scritto chiaro. Per questo parlavo del rischio che si scarichino su di noi le responsabilità oltreché i dubbi.















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