Il maggiordomo altoatesino della Dietrich, l’angelo azzurro 

Un incontro incredibile. Il brissinese Josef Gruber nel 1961 divenne per quattro anni l’uomo di fiducia della diva. «Era glaciale e non raccontava nulla di sé. Non mi ha mai detto di avere una figlia. Veniva  spesso a trovarla Jean Gabin, aveva molti amanti: uomini e donne»


Silvano Faggioni


Bolzano. «Non vorrei dire che tutti gli uomini le saltassero addosso, ma di certo li conquistava con il suo fascino. Ero convinto che li amasse tutti».

Così mi raccontò Josef Gruber nel dicembre del 1992, a sei mesi dalla morte della grandissima Marlene Dietrich, in un’intervista realizzata per una rubrica regionale della RAI. Josef Gruber, originario di Bressanone e morto nel 2013, fu per quattro anni il maggiordomo della diva, dividendosi tra Berlino e Wiesbaden, dopo che la Dietrich aveva fatto ritorno nella sua patria e prima di andare a vivere gli ultimi anni a Parigi. Dalla Germania fu lontana per tanto tempo, a causa del nazismo (divenne cittadina americana poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale). Gruber fu al servizio di Marlene all'inizio degli anni Sessanta, quando la grande cantante-attrice aveva già la sua bella età (era nata a Berlino nel 1901).

La diva era ancora in splendida forma. Memorabile resta il suo concerto per l'Unicef nel '62 a Berlino quando interpretò, con la sua voce sensuale che la rese famosa nel mondo, una canzone americana che lei volle assolutamente tradurre in tedesco, ovvero “Sag mir wo die Blumen sind” ( dimmi dove sono i fiori). Bellissima canzone contro la guerra. Josef Gruber, allora ventenne, conobbe la Dietrich nel 1961, allora frequentatrice dell’Hotel Emma di Villabassa. Fu la titolare dell’albergo a dire alla diva che, se le serviva, c’era un giovane pronto a farle da assistente. La Dietrich non disse una parola, ma cinque giorni Gruber venne chiamato a Wiesbaden e per 4 anni fu il suo autista, maggiordomo e persona di fiducia I ricordi del maggiordomo, che dopo il ritorno in Alto Adige per amore, aprì un bar a Valdaora (dove lo intervistai) ci danno qualche elemento in più per spiegarci come era in realtà la Dietrich.

«Marlene in casa si comportava come una donna... di casa, fuori era inavvicinabile, sembrava un muro».

Ora un po’ di notizie sulla Dietrich, prima di proseguire con i ricordi di Gruber. Nata, come detto, a Berlino, divenne famosa nel 1930, quando interpretò il film “Der blaue Engel”, in italiano “L'angelo azzurro”. Il film divenne subito famoso in tutto il mondo, grazie al suo ruolo trasgressivo, abbinato alla canzone “Lola, Lola”. Il lavoro del regista Josef von Sternberg era stato tratto da un romanzo di Heinrich Mann, il fratello del più famoso Thomas. Si intitolava “ Professor Unrat”e potrebbe essere stato scritto in parte anche in Val d'Ultimo, in Alto Adige. I fratelli Mann frequentavano spesso la città di Arco, dove si facevano curare da un medico, che un'estate si recò in ferie proprio in val d'Ultimo, dove i due celebri scrittori lo raggiunsero (ai primi del '900).

Il successo della Dietrich colpì Adolf Hitler, che tentò invano di corteggiarla ( magari non le piacevano i suoi baffetti). Di sicuro non le piacque l'avvento del nazismo, al punto da farla emigrare subito negli Usa. Divenne cittadina americana dopo diversi anni. Durante la seconda guerra mondiale, seguì le truppe americane, intrattenendole con la celebre “Lili Marlen”, una canzone lanciata anni prima dalla cantante Lale Andersen.

La Dietrich ottenne grande successo con le sue interpretazioni sia canore che cinematografiche, divenendo , nel '36, una delle persone più ricche degli Stati Uniti. Era molto legata al denaro. Ma oltre ai soldi amava molto gli uomini. Non solo, le sue amicizie particolari toccavano anche il genere femminile.

«Aveva un'amica di almeno 24 anni più giovane- ricordava Josef Gruber- però sapeva bene come nascondere le sue frequentazioni. Ricordo che ai miei tempi veniva a trovarla , sia a Berlino che a Wiesbaden , Jean Gabin, grande attore francese legato ai film noir».

Nell'anno della sua scomparsa, avvenuta a Berlino nel '92 all'età di 91 anni, uscì il libro dell'unica figlia, Maria Elisabeth, nata dal matrimonio con Rudolf Sieber, da cui Marlene non si sarebbe mai separata per salvare le apparenze. Nella biografia la figlia pesta forte sui lati negativi della madre, ritratta decisamente come una “poco di buono”. D’altronde, madre e figlia , a quanto pare, non avevano più rapporti da lungo tempo. Lo conferma Josef Gruber: «Quando venni a conoscenza che aveva una figlia, caddi dalle nuvole. In tre anni non ne aveva mai parlato, neanche un accenno».

Una nota curiosa. L’ultima intervista Marlene la concesse al suo amico Maximilian Schell, un attore tedesco di successo. Nell'intervista la Dietrich dichiarò di non aver mai provato piacere durante un rapporto.

Concludo questo mio ricordo invitando le lettrici e i lettori ad ascoltare e imparare la canzone “Sag mir wo die Blumen sind”, per poi cantarla. Un magnifico inno contro la guerra, quella che noi combattiamo oggi contro il Coronavirus.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













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