Il marito della malata cronica: in certe situazioni usare i mezzi pubblici è impossibile
Enzo Golinelli, marito di una malata cronica, commenta le «nefandezze» che ha sentito a giustificazione dell’aumento delle tariffe al parcheggio dell’ospedale. «Il costo del parcheggio deve essere...
Enzo Golinelli, marito di una malata cronica, commenta le «nefandezze» che ha sentito a giustificazione dell’aumento delle tariffe al parcheggio dell’ospedale. «Il costo del parcheggio deve essere ammortizzato? Cosa vuol dire?
Allora ammortizziamo anche i costi di tutto l’ospedale, oltretutto in breve tempo?
Dovremo pagare a ore il biglietto d’entrata all’ospedale per visitare o assistere un malato? Oppure prima di entrare in sala operatoria per un intervento? Tutto questo solo perché le strutture devono essere ammortizzate? Il parcheggio, come tutte le strutture dell’ospedale, è già stato abbondantemente pagato dai cittadini con le loro tasse, quindi ora non devono ripagare con tariffe assurde una seconda volta per poterlo utilizzare solo perché delle ditte private, assoldate dalla Provincia, devono poterci lucrare sopra». I cittadini ora «vogliono poter usare la struttura senza essere “spennati” dai loro “dipendenti amministratori”, non chiedono certo di recuperare il denaro speso per la sua realizzazione». Un parcheggio dell’ospedale «deve essere solamente un servizio utile al cittadino, specialmente in un posto così isolato, e deve avere una tariffa a minuti per coprire il solo costo di manutenzione ordinaria e straordinaria più il costo dei dipendenti dell’ospedale che ci lavorano, (come gli uscieri dello stesso nosocomio). Non si deve dare la gestione di un parcheggio dell’ospedale a una società privata». I mezzi pubblici poi «non vanno bene per tutti. Ci sono persone con problemi di salute, (motori eccetera), tali che non possono certo aspettare uno o più bus per andare all’ospedale e tornare a casa, salendo e scendendo dagli stessi senza problemi. Ci sono anche persone che dopo una visita o un esame devono andare a lavorare, non possono certo perdere due ore di scorrazzamento per la città in bus per tornare a casa a prendere l’auto e poter finalmente andare al lavoro». (da.pa)