Il modello Toyota non convince i primari

La riorganizzazione dell’Asl partirà con il Pronto soccorso. Convegno con l’ex ministro Sirchia: «A rischio i ruoli in corsia»


di Orfeo Donatini


BOLZANO. L'azienda sanitaria ha introdotto dallo scorso primo aprile un progetto pilota di riorganizzazione dell'attività ospedaliera sulla base del modello giapponese di Lean thinking. Il cosiddetto “modello Toyota” verrà introdotto in via sperimentale con la formazione del personale dei quattro pronto soccorso di Bolzano, Bressanone, Merano e Brunico, ma i primari non sono del tutto convinti. Il modello, applicato alla sanità, mette al centro dei processi riorganizzativi i bisogni del paziente/utente, ridiscutendo i tradizionali principi gerarchici che oggi vedono il primario al vertice della scala di comando. Per affrontare globalmente la tematica l'Anpo, l'associazione dei primari, ha promosso un convegno al Laurin per mettere a confronto pro e contro del nuovo modello. E non sono mancate le sorprese posto che l'ex ministro alla Sanità Girolamo Sirchia, ospite dei lavori, non è andato tanto per il sottile nel demolire una simile prospettiva lanciandosi in un'appassionata difesa della figura e del ruolo del primario in corsia, mentre il direttore della rianimazione dell'ospedale Galliera di Genova, Francesco Nicosia, è stata altrettanto appassionato, alla luce anche della sua personale e diretta esperienza in merito, nel sostenere tutta la validità del modello così come la necessità da parte dei medici di cambiare l'approccio culturale e organizzativo del loro lavoro in reparto.

“Ci sono molte interpretazioni su questo nuovo modello – ha esordito Sirchia – tanto che si va dall'esperienza inglese dove il paziente “appartiene” agli infermieri, ma che sinceramente non mi sembra possa appartenere alla nostra sanità, al modello americano dove si è spesso introdotto “l'hopitalist”, ovvero un medico generico che coordina tutta l'attività di cura e assistenza specialistica sul paziente. Ho l'impressione – ha poi sottolineato – che da noi si rischi semplicemente di decapitare i vertici sanitari del nostri ospedali con scelte calate dall'alto e per nulla condivise. E buona parte della responsabilità è degli stessi medici che si sono troppo spesso strofinati vicino alla politica con il risultato di essere trattati oggi come dei manovali”.

“L'approccio e il metodo Lean che si può applicare ovunque – ha invece ricordato ai primari altoatesini il dottor Nicosia che sul tema ha pure pubblicato il libro “Il nuovo ospedale snello” sulla base della sua esperienza al Galliera – va a vantaggio prima di tutto dei pazienti, ma anche degli stessi operatori chiamati ad operare in sinergia cercando di rendere davvero efficace ed efficiente il loro lavoro in corsia. E' un cambio di mentalità quello che viene richiesto per migliorare condividendo l'azione, non solo la propria professionalità ma tutto il sistema ospedaliero nel quale si opera. Il metodo Lean è l'analisi e la ricerca di tutto ciò che dà valore al paziente e non lo sono certo le lunghe ed inutili attese nelle sale d'aspetto o, peggio ancora, ad un pronto soccorso”. Posizioni insomma profondamente divergenti che hanno fatto discutere i circa cinquanta primari altoatesini datisi appuntamento all'Hotel Laurin: l'impressione è nutrissero molte riserve prima di entrare in sala, ma non siano usciti con grandi certezze. Per ora vince la diplomazia. Il confronto con l'Asl nelle prossime settimane ci dirà quanto siano pronti ad abbracciare questo nuovo corso che ha l’obittevo -- sulla carta - di abbatterre i tempi di attesa, a partire proprio dal Pronto soccorso di Bolzano, dove la situazione è davvero difficile ormai da mesi.

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