IL CASO

Il Monumento è un malato grave. Infiltrazioni nelle scale 

La Sovrintendenza ha avvertito il Comune: non è sicuro sostare sul piazzale, la cripta resta chiusa. Verifiche statiche sul tetto anche grazie ad un drone


Paolo Campostrini


Bolzano. Il monumento è malato. Appare in crisi già a prima vista, dietro il suo sipario strappato applicatogli come un sudario per via di un lastrone di pietra precipitato a terra sbriciolandosi il 4 maggio del 2019. E adesso chiede aiuto. È talmente bisognoso di cure che non è possibile neppure riparare quel telo disperatamente a pezzi perché, dice la Sovrintendenza triveneta, sarebbe pericoloso muoversi nei pressi. «Non si esclude che possano verificarsi altri crolli», è stato comunicato in via riservata al Comune. Off limits il monumento, chiuso anche il museo nella cripta. Per quest’ultimo la ragione è il Covid, che impedisce assembramenti al chiuso di visitatori. Ma non è solo questo.

Le infiltrazioni d’acqua e il tetto.

Anche i sotterranei sono malati. Inaugurati senza un impianto di aerazione interna in grado di assicurare il ricircolo, hanno bisogno di interventi seri. Anche strutturali. Che cos’è accaduto ancora per renderli così necessari? Nella grande scalinata esterna che porta alle erme sono state rilevate gravi infiltrazioni d’acqua. Servirebbe chiudere tutto e sondare, per poi intervenire radicalmente. E il frontone? La lastra non c’è ancora, la ferita resta aperta ma, anche se sono in corso studi approfonditi sulla natura dei materiali usati per fissare la copertura di pietra provando a capire le loro possibilità di tenuta complessiva, non è da escludere che tutto l’insieme, costituito da una serie di superfici di pietra applicate, abbia necessità di verifiche.

Ed ecco la novità: sembra ormai certo che per evitare l’approntamento di ulteriori ponteggi lungo tutte le superfici esterne sarà fatto decollare un drone per osservare da vicino lo stato del tetto. Altro elemento non monitorato da decenni. Che cosa si aspetta? L’ennesima autorizzazione. Come la si attende per applicare un nuovo telo di copertura, vista la precarietà e l’aria dimessa di quello attuale, e pure semplicemente per tagliare le erbacce che sono cresciute a dismisura e in modo infestante tutt’intorno la base monumentale. «In effetti non ci possiamo avvicinare – rivelano i tecnici municipali – anche se è il Comune ad avere la gestione dell’insieme. Ma chi deve consentire gli interventi in sicurezza è la Sovrintendenza nazionale, che a sua volta, in attesa delle verifiche statiche, non si dice in grado di garantire l’agibilità del contesto».

I lavori degli ingegneri.

Non è solo per via delle lentezze burocratiche. Il Covid ha piegato le capacità di intervento degli uffici. Inoltre le Belle arti trivenete hanno dovuto intervenire in soccorso dei monumenti veneziani e veronesi dopo le straordinarie piogge degli ultimi mesi. Con il personale a disposizione i tecnici nazionali fanno quello che possono, ma quello che non possono è dare l’autorizzazione agli interventi sul monumento senza la sicurezza, verificata, che nulla di grave possa accadere.

Nei giorni scorsi è giunta a Bolzano una funzionaria da Verona per un sopralluogo, accompagnata dai suoi colleghi bolzanini dell’assessorato alla cultura e dei musei. Le si è chiesto di poter intervenire almeno in superficie, sul telone e sulle piante infestanti. «Attendiamo a giorni un possibile via libera», hanno riferito a loro volta. Più complesso il sì agli interventi di riposizionamento della lastra e all’eventuale restauro. Ma su questo piano gli ingegneri dell’Università di Padova stanno studiando i progetti di Piacentini e gli archivi storici degli anni Trenta per capire che cosa ci sia sotto le lastre stesse: se cioè sia possibile un semplice rifissaggio oppure, per scongiurare altri crolli, sia indispensabile un consolidamento complessivo dei materiali sottostanti. Si tratta di un’opera che ha ormai i suoi anni e che non ha mai beneficiato di studi statici approfonditi.

I punti critici.

Qual è dunque, in sintesi, il quadro clinico? Eccolo. Innanzitutto, la scalinata soffre di infiltrazioni, dunque va verificata anche la tenuta della cripta sottostante. Poi la lastra non viene ancora rimessa al suo posto perché anche le altre, intorno, potrebbero subire cedimenti, quindi è in corso una verifica sugli strati profondi della struttura. Terzo, il tetto stesso andrebbe monitorato e per questo la soluzione in vista riguarda l’uso di un drone per l’analisi centimetro per centimetro. Quarto, teli di copertura, ponteggi e terreno andrebbero ripristinati al meglio. Infine manca un’autorizzazione agli interventi, perché non sono state concluse le verifiche statiche e dunque non è ancora garantita la sicurezza per i lavori da eseguire. Ecco perché il telo ondeggia malinconico scoprendo le ferite della Vittoria. E il prato è degradato. E il museo del monumento resterà chiuso a lungo. È sopravvissuto alla storia, il monumento, e anche alle bombe dei terroristi. Adesso mostra tutti i suoi anni. Ora chiede aiuto e anche di fare in fretta.

 













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