«Il Nostro Spazio» chiude 30 anni per i più deboli 

Il disagio mentale. Cessa l’attività per mancanza di volontari e risorse l’associazione che per prima ha affrontato il tema del disagi psichico aiutando i malati e le famiglie


FABIO ZAMBONI


Bolzano, Quando finisce un’avventura come quella dell’associazione “Il Nostro Spazio” può restare l’amaro in bocca: quasi trent’anni di impegno sociale e di volontariato per combattere la piaga delle malattie mentali e poi essere costretti a chiudere per scarsità di risorse e di volontari. Ma Milena Cossetto, responsabile dell’associazione, non è tipo da piangersi addosso e allora la fine di quest’avventura la vuole festeggiare togliendo a tavola, tutti insieme, quell’amaro dalla bocca: lunedì 16 dicembre ha dato a tutti appuntamento per festeggiare a tavola (ristorante Da Pino a San Michele all’Adige) la fine di quest’avventura. I soci si troveranno alle ore 11.30 al Centro "E. Lovera", piazza don Rauzi n. 3 (ex viale Europa n. 3) per raggiungere la meta in pullman.

«Il realtà – spiega Milena – il nostro lavoro non muore, ma prosegue lasciando il posto ad un nuovo progetto, più grande e più vario, gestito dall’Associazione “La Strada - Der Weg”. Ci è mancato un ricambio generazionale e non sono arrivati nuovi volontari, sicché il lavoro è diventato impossibile. E pensare – sottolinea la presidente del Nostro Spazio – che eravamo gli unici in Italia a fare quel prezioso lavoro di costruzione di punti d’incontro per i malati psichici, attraverso passeggiate, sport, arte, concerti. Insomma, il recupero di relazioni interpersonali e sociali che la psichiatria ufficiale non contempla».

Un lavoro impegnativo. «Direi di sì: trenta volontari con una sola persona assunta part-time per il lavoro di segreteria, hanno garantito qualcosa come tredicimila ore di lavoro annue, sollevando il Comune da una spesa potenziale enorme. Abbiamo lavorato in convenzione con Assb, anche grazie a una delibera provinciale del 1997. Ora il nostro lavoro prosegue, ma arrivano dei segnali poco rassicuranti dal pianeta locale della psichiatria ufficiale, poco sensibile al discorso dei punti d’incontro esterni alle strutture sanitarie. Speriamo…».

Sono dunque trascorsi quasi trent’anni da quando Emanuela Diodà, insieme ad un gruppo di volontarie, ha ideato e fondato l’ associazione e con l’aiuto e l’entusiasmo di tante persone ha dato vita ad una altare nuova e unica.

«Era uno spazio accogliente, solidale, amichevole, sereno, allegro, rispettoso di ognuno, dove ciascuno poteva essere se stesso senza paura di essere giudicato o cambiato, dove potersi esprimere liberamente nel rispetto di tutte le diverse sensibilità, lingue, culture».

Nessun rimpianto? «Abbiamo trascorso insieme da protagonisti o spettatori, giornate e pomeriggi indimenticabili, fatti di arte, musica, spettacolo, feste, gite, viaggi, ballo, sport, accoglienza e solidarietà... Dalla periferia siamo andati in città ed ora questa sarà la festa finale del viaggio dei Funamboli, che con la nave dei sogni (Traumschiff) andranno oltre l’arcobaleno, oltre Il Nostro Spazio verso una nuova e più grande dimensione che si chiamerà Spaziosissimo».

Con la sua associazione, Milena Cossetto ha dato appuntamento una volta l’anno anche agli appassionati di musica, con un concerto al Teatro di Gries che cadeva sempre nella Giornata della salute mentale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Altre notizie

Attualità