Il padre: «Stefan portato lì in fin di vita»

La famiglia: «Era prudente non si sarebbe mai avventurato nel parco di notte. L’aggressione è avvenuta da un’altra parte»



BOLZANO. I poliziotti sono arrivati a Ponte Adige domenica nel tardo pomeriggio. Portavano la notizia che nessun genitore vorrebbe mai ricevere. Un dolore profondissimo che la famiglia Unterweger ha gestito con grande disponibilità e compostezza.

«Io non credo che Stefan si trovasse da solo al parco a quell'ora di notte» ammette papà Kurt pensionato che lavorava come bancario alla Cassa Rurale di Bolzano. «Non era nelle sue abitudini correre dei rischi. Dopo cena si concedeva una passeggiata serale nel circondario. A volte in compagnia di un paio di amici ma anche da solo. Abitava proprio nel rione di Friedrichshain, a due passi dal quartiere Kreuzberg ma non amava andare nei luoghi poco sicuri la notte. Credo che mio figlio sia stato portato al parco in un secondo momento. Certo, è solo la congettura di un padre disperato ma ho questa convinzione».

A Bolzano, comunque, Stefan faticava a trovare la sua dimensione. «Si è diplomato all'istituto tecnico economico “Heinrich Kunter” di via Guncina poi ha deciso di iscriversi all'università di Bolzano alla facoltà di informatica» continua il padre. «Dopo un paio di anni si è stufato e ha trovato lavoro come responsabile del laboratorio informatico in una scuola superiore della Val Senales». Anche lì ha resistito qualche anno poi un incidente in bicicletta, quattro anni fa, ha rimesso tutto in discussione. Stefan si è fratturato in più punti il braccio sinistro per evitare un'auto in via Resia. Appena guarito ha deciso di trasferirsi a Berlino per ricominciare gli studi. «Ci sono più possibilità in una città grande rispetto a Bolzano – spiega il fratello Simon – e ci siamo trasferiti sia io che lui. Io sono andato a Innsbruck e lui in Germania. Era contento della sua scelta. D’altronde per un informatico non c’è paragone tra le due realtà». «Era sereno, solare, pieno di interessi e molto molto intelligente» interviene la sorella Ilona. «La dimensione della grande città era perfetta per lui. Non a caso era stato per un periodo anche a Monaco di Baviera. Si trovava bene, a suo agio, senza sentirsi spaesato come può capitare a noi. Era cauto e prudente. Siamo certi che abbia avuto la sfortuna di incontrare qualcuno al momento sbagliato e nel posto sbagliato: una consapevolezza che non cancella un dolore immenso».

La famiglia partirà per Berlino non appena le autorità tedesche daranno l’autorizzazione. Al momento, infatti, il corpo di Stefan è ancora sotto sequestro da parte della magistratura. Ancora da stabilire, quindi, la data del funerale a Bolzano.(a.c.)

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