Il pediatra: «Non esiste prevenzione»

Perini: non possiamo parlare di morte in culla, la famiglia non poteva fare nulla per salvarlo



BOLZANO. La famiglia del piccolo Raven non è l’unica ad aspettare l’esito dell’autopsia per provare a darsi qualche spiegazione. Con loro c’è anche Massimo Perini, pediatra di Bolzano, che prova ad inquadrare la tragedia di viale Europa. «È molto difficile comprendere cosa sia successo non avendo dettagli clinici. Credo che solo l’autopsia possa dirlo con certezza. Stando a quanto riferito dalla famiglia il piccolo era sano e non soffriva di alcuna patologia particolare, a parte un po’ di comunissima febbre. È andato incontro ad una crisi nel sonno il che potrebbe richiamare alla mente le “morti bianche”, ma l’età (due anni e un mese) esclude possa trattarsi di qualcosa di simile. I decessi in culla non vanno oltre i 6-7 mesi e hanno un picco tra i 2 e i 4 mesi. In quel caso si ipotizza si verifichi un arresto cardiocircolatorio in seguito ad un grosso rigurgito che dilata l’esofago. Il latte, però, non arriva mai in bocca perché nelle autopsie di settore non ne è mai stata trovata traccia. In realtà, non ci sono spiegazioni cliniche certe per questi decessi, altrimenti la medicina si sarebbe mossa per prevenire». La prevenzione di un dramma simile, quindi, è impossibile?

«Nel caso di Raven, e con i dettagli che ho a disposizione, devo dire che è impossibile. Per le morti bianche, invece, consigliamo già da anni di non coricare i neonati di pancia ma di farli dormire sulla schiena o su un fianco. Meglio, inoltre, non coprirli troppo ed evitare di posizionare le culle vicino al termosifone». (a.c.)

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