Il piano sociale è scaduto «Un anno per rinnovarlo»

Allarme della Fondazione Pitsch per i previsti tagli di 40 posti per lungodegenti Il sindaco Paul Rösch: «Cercheremo di convincere la Provincia a cambiare idea»


di Giuseppe Rossi


MERANO. Il nuovo piano sociale del Comune di Merano non sarà pronto prima della fine del 2016. E questo nonostante il primo documento che cercava di affrontare in prospettiva i temi tipici della terza età e l'assistenza sia già scaduto nella sua versione originale nel 2011, ben quattro anni fa.

Il grido di allarme sollevato a più riprese dalla Consulta anziani negli ultimi mesi pare aver trovato orecchie tappate in Comune.

Il piano sociale, come anche il drastico taglio di 40 posti letto per i lungodegenti alla fondazione Pitsch formalmente hanno lasciato impassibile la giunta guidata dal sindaco Paul Rösch.

Formalmente. "Per il piano sociale – spiega la direttrice dell'ufficio assistenza del Comune Sabine Raffeiner sotto lo sguardo interrogativo del sindaco – inizieremo ad affrontare la revisione a partire da febbraio. Del resto stiamo valutando che senso abbia anticipare i tempi, visto che anche il piano sociale provinciale è in via di revisione. Non concluderemo i lavori con il nuovo piano prima di un anno, un anno e mezzo”.

Peccato che tra i primi sostenitori dell’urgenza di rivedere il piano sociale ci sia proprio quella Gabriella Job voluta dal sindaco Paul Rösch nel consiglio di amministrazione della Pitsch e attuale vicepresidente della consulta anziani del Comune.

In tema di posti letto per lungodegenti e a proposito del pesante taglio in via Palade, la fondazione Pitsch in questa fase sembra essere rimasta isolata.

L’allarme lanciato dal presidente Hermann Raffeiner (ex assessore al sociale, uomo che di politica se ne intende) e dal direttore Alex Huber per ora è rimasto isolato. Al punto che l'associazione che raggruppa le residenze per anziani dell'Alto Adige parla di un risultato della riforma provinciale soddisfacente. Certo, per le centinaia di piccole case di riposo che sono disseminate sul territorio, dove i casi di lungodegenza, se ci sono, si contano sulle dita di una mano.

Lo scontro tra Pitsch e associazione è tale che i vertici di via Palade hanno deciso da subito di abbandonare l'organismo rappresentativo. L'ennesimo colpo, sostiene qualcuno, messo a segno dalla periferia nei confronti dei centri come Bolzano, Merano e Bressanone. La riforma della finanza locale ne è un altro esempio.

"Non ci siamo scordati la fondazione Pitsch – ha detto l'altra mattina il sindaco Paul Rösch – e, anziché fare proclami inutili in questa fase, abbiamo preferito avviare un percorso diverso. Cercheremo di convincere l'assessore provinciale Martha Stocker a fare delle modifiche”.

Intanto, la fondazione Pitsch deve attrezzarsi, alzando le rette del soggiorno per anziani di via Palade di quasi un euro e mezzo al giorno e riducendo il personale per evitare di mettere sulla strada i 40 lungodegenti che una legge non può cancellare per magia. Resta però che, stando alla riforma, quei 40 posti letto con il tempo spariranno.

"Questa riforma apre la strada – avevano detto Hermann Raffeiner e Alex Huber – a pericolose discriminazioni dentro le case di riposo. Se si potrà scegliere, nella fase di accoglienza verrà preferito un autosufficiente rispetto a un lungodegente, che ha bisogno di cure e di risorse molto maggiori. Noi non lo faremo, ma noi siamo un ente pubblico. Per le altre case di riposo non possiamo rispondere”.

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