Il prefetto: «Le priorità? Alcol e droga»

Valenti, a 9 mesi dal suo insediamento, fa un primo bilancio: «Qui si vive bene, ma per i giovani si deve fare di più»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Valerio Valenti, siciliano di Trapani a cui piace tenersi aggiornato sui social netwok (Twitter per conoscere in tempo reale le ultime novità e Facebook per scovare amici d’infanzia ed ex compagni di squadra ma anche per non perdere le radici), in nove mesi di attività da Commissario del Governo si è fatto una prima idea sull’Alto Adige. Che reputa un’isola felice, con una qualità della vita superiore alla media ma nella quale non ci si può permettere di abbassare la guardia soprattutto sui giovani. «Alcol, droga e bullismo - sottolinea il Prefetto - sono problemi che rendono la provincia di Bolzano molto più simile al resto d’Italia. In assoluto questa è una terra molto pacifica, con un tasso di microcriminalità piuttosto basso e in cui si vive davvero bene. I ragazzi, però, non di rado fanno fatica a trovare da soli la loro strada».

Signor Prefetto, Lei si è insediato a Palazzo Ducale il primo maggio e sicuramente ha avuto modo di farsi un’idea su questa terra. Siamo davvero un modello da imitare?

«Non è certo un mistero il fatto che qui si stia bene. La qualità della vita è elevata e le persone che abitano in Alto Adige sono serie e laboriose. Sull’inserimento e il coinvolgimento dei giovani si può e si deve fare di più».

Ragazzi e teenager, o almeno una parte di essi, hanno problemi di alcol e droga. E non mancano nemmeno episodi, anche gravi, di bullismo. Quale può essere la strada per invertire la rotta?

«Tra le mie esperienze professionali più recenti c’è quella di Venezia e ritengo che a fare la differenza, su questo tema, possa essere il livello di partecipazione sociale di giovani e ragazzi che troppo spesso è basso. Dobbiamo lavorare anche su quello».

Sicurezza e ordine pubblico: quali sono le altre emergenze?

«Diciamo che emergenze vere e proprie non ce ne sono. Quando sono emerse alcune criticità, penso ad esempio alla prostituzione, le abbiamo affrontate nel modo giusto grazie alla proficua collaborazione con le forze dell’ordine. Anche su questo fronte continuiamo a lavorare, ma in silenzio».

Lei ama tenersi aggiornato e non disdegna i social network? È semplice curiosità?

«Mi piace essere informato a 360 gradi e il mondo della comunicazione, in senso lato, mi ha sempre affascinato e incuriosito».

Su Twitter, ad esempio, chi segue con interesse?

«Tra i tanti dico il sindaco di Firenze Matteo Renzi e l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini. Renzi l’ho conosciuto quando aveva 31 anni ed io ero capo di gabinetto della Prefettura di Firenze. Avevamo l’ufficio a 100 metri di distanza. Con Frattini, invece, ho avuto modo di confrontarmi proprio a Bolzano. Se poi voglio sapere le ultimissime novità sulla politica seguo il vostro direttore, Alberto Faustini. È sempre sulla notizia».

Un Prefetto su Facebook cosa fa invece?

«Diciamo che, anche per la funzione che ricopro, non racconto certamente le mie cose private. Ma mi tengo in contatto con gli amici d’infanzia e con gli ex compagni di squadra. In gioventù giocavo a pallacanestro. Poi, in rete, trovo anche colleghi con cui ho lavorato in tanti anni di carriera. Diciamo che è un modo per non perdere le radici».

Ma i suoi familiari non le rimproverano il fatto di essere “perennemente” in rete?

«Sì, qualche volta succede. Ma non posso farci nulla: ho sia l’iPad che l’iPhone, magari non l’ultimo modello, e leggo regolarmente giornali, sondaggi e reazioni. Mi piace stare al passo. Sempre».

Qual è il ruolo del Prefetto in Alto Adige?

«Di cerniera tra l’autonomia e lo Stato. Lavoro per tenere unito il sistema. Cerco di cucire e non di strappare».

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