Il progetto benefico di tre giovani donne unite dalla sofferenza

A Ruffrè il torneo di calcio in ricordo di Mattia Fiori I fondi all’associazione “Nathan” e agli “Amigos de Matteo”


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «La sofferenza è una brutta bestia: ti può distruggere. Ma se trovi la forza di reagire e trasformare quell’esperienza negativa in qualcosa di buono per gli altri, allora capisci che non tutto è stato inutile». Francesca Fiori, dopo la morte del fratello Mattia - il giovane bolzanino scomparso a fine novembre 2014 dopo sette anni di coma causato da uno shock anafilattico per l’assunzione di un antibiotico - si è trovata a dover scegliere: chiudere con le iniziative benefiche avviate nel 2007 quando ancora ci si illudeva che ci fosse qualche speranza di risvegliare Mattia dal sonno oppure continuare, per ricordarlo e aiutare altre persone sfortunate.

Ci ha pensato un po’, poi ha deciso che non poteva finire tutto così: il bagaglio di esperienze fatte durante il calvario doveva servire a qualcun altro. Di qui l’idea di tre donne - oltre a Francesca, ci sono Sabine e Marisa Christina - di unire le forze a favore di un progetto unico di solidarietà. «Anche se Mattia non c’è più - spiega Francesca - il 13 e il 14 giugno a Ruffré si svolgerà ancora la due giorni di calcio dal titolo “Grazie Mattia”».

All’organizzazione dell’iniziativa collaboreranno Sabine Bertagnolli che ha fondato l’associazione “Amigos de Matteo, i piccoli disabili di Boa Vista”, e Marisa Christina Biondo che ha dato vita all’ “Associazione Nathan, bambini speciali”. I fondi verranno devoluti ai progetti benefici che queste associazioni stanno sostenendo.

Il calvario di Sabine è iniziato quando ha saputo che Matteo, il suo unico figlio che oggi ha nove anni, avrebbe avuto una vita tutta in salita a causa di una disabilità fisica e cognitiva. «Un bimbo così è impegnativo perché richiede grandi attenzioni. Per questo, quando possiamo, ci concediamo qualche piccola vacanza: a noi genitori serve per ricaricare le pile, a Matteo per aprirsi e socializzare». È così che qualche anno fa la scelta è caduta su Capo Verde. Mare, sole, gente ospitale: Matteo si è sentito subito a casa. E Sabine, che in quella vacanza non si è limitata a cercare solo relax, ha conosciuto la mamma di un altro bambino disabile. «Era condannato in casa - racconta - perché non avevano un passeggino specifico per portarlo fuori». Tornati a Bolzano, hanno fondato l’associazione che oggi aiuta i disabili, non solo bambini, di Capo Verde, con l’invio di materiale e fondi per pagare la fisioterapia.

L’associazione Nathan è invece il frutto dell’esperienza di un’altra famiglia bolzanina alla quale nel 2002 è nato un bimbo, Nathan appunto, con una deficienza dell’arto inferiore destro. Il “viaggio” alla ricerca delle cure migliori per Nathan è stato un percorso, non solo medico e terapeutico, che ha cambiato la vita di questa famiglia al punto che oggi aiuta altri genitori in situazioni simili. «Dopo infinite ricerche in internet avevo trovato un luminare americano che faceva interventi d’avanguardia nel campo dell’allungamento degli arti, ma servivano - racconta Marisa Christina Biondo - 40 mila euro. È partita subito una catena di solidarietà, grazie alla quale mio figlio è stato operato in un centro di Lecco. Poi sono seguiti altri interventi: oggi i due arti inferiori sono lunghi uguali. Dalla nostra esperienza si è creata una scuola - a Bolzano per i casi meno gravi - in Germania per quelli più complessi - per cui non è più necessario andare in America o far venire da noi i luminari».













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