Il ragazzo che attacca le baleniere

Fa parte dell’equipaggio di una nave “ecologista” che cerca di impedire la caccia ai cetacei: «La mia vita per gli animali»


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Calza scarpe vegane _ solo materiali ecocompatibili _ ma indossa bermuda a motivi vagamente mimetici, un po' incoerenti per un pacifista a oltranza. Quando però snocciola le tappe del suo impegno animalista svanisce ogni dubbio sulla coerenza e sulla genuinità di Fabrizio Setti, detto Fabri Balene. Ecco qua un giovane bolzanino che s'impegna, del tutto "onlus", in un settore diverso da quello, gettonatissimo, degli aiuti ai bambini africani o ai diseredati sudamericani.

«Diciamo subito che preferisco non usare il termine generico di animalista: io sono un seguace dell'antispecismo, cioè del movimento che vuole eliminare qualsiasi gerarchia fra le specie viventi, oltre la barriera dell'antropocentrismo: l'obiettivo è salvare ogni tipo di animale ma anche certe etnie a rischio, certe tribù sfruttate».

Facendo cosa?

«Impegnandomi in associazioni attive in questo settore, dopo aver capito che molte iniziative cosiddette animaliste hanno qualche problemino di coerenza. Conosco ad esempio molti associati al Wwf che lavorano bene, ma il loro presidente è appena tornato da una battuta di caccia all'elefante di cui hanno parlato i giornali nazionali e inoltre l'associazione è favorevole alla vivisezione... E qualche riserva l'avrei anche su Greenpeace, diciamo qualche problema di coerenza che mi ha fatto scegliere un'altra associazione internazionale: Sea Shepherd, i "pastori del mare" di cui sono il referente per la nostra zona. Ho anche partecipato a una loro missione, su una delle loro navi. Il soprannome di Fabri Balene è nato da questo mio impegno e me l'ha affibbiato un amico bolzanino».

Ma l'attività in che cosa consiste?

«Sea Shepherd fa un lavoro simile a quello di Greenpeace, opponendosi soprattutto alla caccia alle balene. Io, nel mio piccolo, organizzo serate informative sull'antispecismo e cene vegane, e poi ho fondato una piccola associazione animalista che si chiama Tellus, dall'antico nome di una divinità romana. Siamo solo una cinquantina ma piuttosto affiatati. Ma faccio dell’altro: sono stato più volte a Green Hill per liberare i beagle, e sono volontario al Crab, il centro raccolta animali di Bolzano: scriva per favore che cerchiamo volontari...».

La scintilla di questo impegno?

«Beh, ho sempre amato gli animali e sempre avuto gatti in casa, per lo più recuperati dalla strada. Ma la vera scintilla è stata l'incontro casuale con gli animalisti: andando all'Università, mi sono fermato a un piccolo stand antispecista venendo a conoscenza di tante realtà del tutto sconosciute e ho subito incominciato a informarmi, diventando attivista di varie associazioni».

Piccola scheda biografica.

«Sono nato a Bolzano 31 anni fa, da padre bresciano e madre emiliana, ho fatto il Liceo scientifico laureandomi poi in Sociologia a Trento. Voti "normali" ma laurea in tempi rapidi. Tesi in sociologia dell'ambiente: "Implicazioni sociali dello sfruttamento degli animali", ovvero danni sociali e ambientali derivati dall'allevamento intensivo e simili. Un esempio? Il disboscamento dell' Amazzonia non comporta solo la distruzione del verde e della natura, perché è motivato dalla coltivazione di cereali per i bovini che poi mangiamo. O meglio: mangiate. Basti pensare che 36 dei 40 Paesi più poveri del mondo esportano sementi per nutrire gli animali, ad esempio il Brasile. E poi, se tutti mangiassero carne, i danni ambientali sarebbero irreparabili».

Ma l'antispecismo è una passione, non le dà da vivere.

«Infatti. Dopo aver fatto vari lavori a termine, anche nelle case di riposo e come assistente amministrativo, ho insegnato italiano per qualche mese. Attualmente sono disoccupato, o meglio “in cerca di lavoro” e quindi vivo ancora con i genitori».

Con quale ambizione?

«Ho due sogni che potrebbero concretizzarsi: realizzare documentari "sociali" sul mondo degli animali, e avviare un centro di recupero animali qui a Bolzano. Perché il mondo si può cambiare anche restando nella propria piccola città, lavorando sul territorio, parlando col vicino di casa e organizzando la cena vegana con gli amici: la prossima, aperta a tutti, è in programma il 15 settembre al centro giovani Vintola18, dove Tellus è attiva e dove raccoglie fondi per la sua "missione"».

Ma il vegano non rischia l’isolamento, non perde gli amici che si ritrovano per la grigliata?

«Se ne ho perso qualcuno, ne ho guadagnati molti altri: ho “convertito” parecchi carnivori...».













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