Il sindaco: «Irregolari via da Bolzano» 

«Se non hanno lo status di profughi tocca allo Stato gestirli. Sono circa 200. Settimana prossima vertice in prefettura»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Mi ha chiamato il commissario del governo. Ha detto di condividere le mie preoccupazioni sui migranti irregolari e cioè che il Comune non può fare tutto... Men che meno sostituirsi allo Stato». Cosa intende sindaco? «Che per me chi non ha titoli per restare, chi non possiede la "patente" di esule dopo l’iter di legge, deve essere riaccompagnato al Paese d’origine. E il prefetto mi ha assicurato che sta interessando Roma del problema...».

In sostanza: Renzo Caramaschi non intende caricare Bolzano anche della gestione dei migranti irregolari. Perché oggi succede questo: le centinaia che attendono l’esame della propria domanda di riconoscimento dello status di profugo sono ospitati nel centro di assistenza ai Piani ma il percorso giudiziario sia di primo che di secondo grado sta giungendo al suo collo di bottiglia. Tempo pochi mesi, la posizione di ognuno di loro sarà definita. Si prevede che almeno il 50% delle richieste verrà rifiutata, mancando i requisiti di legge: «Il numero? Immaginiamo 200 persone. Le quali, da un giorno all’altro, si troveranno a vagare per la città senza alcun titolo per farlo...». Insomma, fantasmi. In realtà, il giorno dopo dovrebbero essere imbarcati su un volo per far ritorno a casa ma questa procedura procede ovunque al rallentatore, spesso mancano gli strumenti operativi e i luoghi in cui attendere il rimpatrio.

«Lo Stato deve fare il suo dovere, noi il nostro», dice il sindaco. Che con il commissario del governo ed il presidente Arno Kompatscher ha in programma un vertice a Palazzo Ducale la settimana prossima proprio per trovare un comune iter procedurale a fronte di questa emergenza. E la Caritas che chiede al municipio di farsi comunque carico, in termini almeno umanitari, di questo popolo senza titolo? «Dico no. E lo dico chiaro - risponde il sindaco - perchè già oggi abbiamo speso 2 milioni e mezzo di euro per la struttura di emergenza e paghiamo 86 mila euro ogni mese per garantire ai senzatetto e soprattutto agli immigrati che ancora non posseggono alcun titolo assistenza e sorveglianza. Occorre rompere il cortocircuito che impone agli ultimi della catena, cioè alle amministrazioni comunali, di ovviare alle carenze della legge. Se non lo facciamo, Bolzano diventerebbe terra di nessuno...».

Una delle ragioni del diniego è che, secondo Caramaschi, il municipio si è già fatto carico dei migranti fuori norma rispetto alle quote teoriche che avrebbe dovuto condividere con il territorio provinciale: «Solo ora stiamo riequilibrando i numeri e, dagli 800 iniziali, possiamo con fiducia attendere di scendere a 400 migranti . Ma per gli irregolari no, tocca allo Stato». E qui si parla di almeno 200 persone (più altre 150 nel resto della Provincia), ospitate finora a vario titolo proprio perché esibivano un documento che attestava la loro richiesta d’asilo o, almeno, l’avvio di un ricorso successivo al respingimento della pratica iniziale. E questa strettoia è alle viste, dopo i mesi trascorsi per gli esami da parte delle commissioni. Emergenze che si intersecano: perchè anche il "centro emergenza freddo" che ha operato per tutto l’inverno sul fronte dell’assistenza ai senzatetto e ai migranti, è in una delicata fase di riordino amministrativo: i contributi provinciali sono interrotti da aprile e ci sono polemiche per l’intenzione del Comune di rendere strutturale e non stagionale il lavoro del centro. Poi, procede anche la progettazione operativa dell’edificio in via Volta. Si era parlato di farvi arrivare la mensa che ora lavora in piazza Verdi ma ci sono ostacoli. Lì, a Bolzano sud, sarebbero disponibili più di 100 posti letto ma sono gli artigiani che operano nelle strette vicinanze, per bocca di Cna, che hanno chiesto a Provincia e Comune di valutare con attenzione i disagi che verrebbero caricati sulle spalle delle tante aziende che lavorano a pochi passi. Insomma, ci si muove nel grande mare dell’incertezza sia logistica che amministrativa. «Per questo dico: lo Stato deve fare di più. Perchè Bolzano di più non può fare».















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