Il soldato e la leghista, lotta per il seggio

Enrico Lillo era il favorito prima del patto Biancofiore-Artioli. Campagne separate con la benedizione di Berlusconi


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Il fedelissimo e la nuova alleata, Enrico ed Elena. Anzi Elena Artioli ed Enrico Lillo, perché la prima è la capolista e il maresciallo degli alpini è il numero 2. Tra questi due candidati passa una delle sfide più calde delle elezioni provinciali. La lista «Forza Alto Adige-Lega nord-Team A» nasce dalla alleanza sbocciata a settembre tra il Pdl di Michaela Biancofiore e il Team Autonomie della Artioli, con benedizione della Lega, di cui la consigliera uscente resta segretario provinciale.

Puntano a fare due consiglieri, nonostante la guerra balcanica del centrodestra, ma nell’incertezza ognuno lotta per arrivare primo nella conta delle preferenze.

Artioli sminuisce la sfida: «Il capolista è il capolista. Andiamo tutti d’accordo e se facciamo due o tre consiglieri sono ben felice di chiunque venga dopo di me». Lillo ha dalla sua parte l’appoggio di Michaela Biancofiore, che spinge la quartina composta da Lillo con Bruno Borin, Alex Janes e Walter Caser. Il quartetto è stato ricevuto ad Arcore per la fotografia di rito insieme a Silvio Berlusconi. «Così era l’accordo, differenziare la campagna elettorale», racconta Michaela Biancofiore, «Sosterrò una quartina del mio partito, mentre Elena pescherà più nell’elettorato mistilingue e sudtirolese. Senza compartimenti stagni, comunque. Nei “santini” c’è anche Elena». E attenzione alla sorpresa Alessandro Bertoldi: il commissario del Pdl doveva essere capolista, ma si trova al sesto posto. Senza drammi si è rimboccato le maniche, ha ridotto se non annullato le gaffe via web e si sta creando un profilo personale non troppo attaccato alle gonne della mentore Biancofiore.

Elena e Enrico, due percorsi che hanno finito per incrociarsi. Elena Artioli ha cambiato tre partiti in pochi anni, Svp, Lega e Team A. Con l’intuizione giusta al momento giusto. Bolzanina, mistilingue, famiglia di imprenditori, imprenditrice essa stessa, nel 2005 è un caso politico. Viene eletta in consiglio comunale con la Svp proprio come mistilingue. Una primizia. Il vento della novità diventa presto bonaccia. Tre anni dopo, nel 2008, Elena Artioli è già fuori dalla Svp, ma dentro il consiglio provinciale grazie alla candidatura con la Lega e un produttivo tandem con Roland Atz (1982 voti la capolista, 1762 l’ex assessore Svp). Candidarla alle provinciali? La Svp non ci aveva sentito. «Mi avevano proposto di correre come Helene Staffler» , racconterà più tardi. Appannata la Lega, arriva il Team A e infine il patto per la lista unica con il Pdl, di cui rivendica di essere il «candidato presidente».

Lillo deve ancora riprendersi. Questa volta tocca a me, aveva pensato. Militare salentino trapiantato a Bolzano, appassionato di sci (presidente dello sci club Gsa Grole), si è fatto conoscere come presidente della circoscrizione Don Bosco, eletto nelle fila di Forza Italia. Lì si è fatto le ossa politicamente, mettendo a punto quello stile di mediazione, che gli avversari definiscono «democristiano» e l’interessato rivendica: «Di gente fastidiosa ce n’è già abbastanza. Non credo che le buone idee vadano imposte. Ho imparato che si ottiene di più con i piccoli passi». Dal 2010 è in consiglio comunale. È sempre rimasto al fianco di Michaela Biancofiore, non lesinando critiche all’occorrenza. Ha assistito alla nascita del Pdl, con la fusione tra Fi e l’An di Giorgio Holzmann, Alessandro Urzì e gruppi vari. Li ha visti andarsene tutti, compreso Maurizio Vezzali, il grande pupillo di Michaela. Mancava poco al traguardo. Ricomincia la salita.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità