Il vescovo Muser: «Nell’astensione la resa del gruppo italiano»

«Partecipare al voto è un segno di speranza di cambiare qualcosa». L’appello agli italiani: «Bisogna costruire assieme la casa Alto Adige»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Mi è dispiaciuto che una fetta consistente dell’elettorato italiano questa volta non sia andata a votare. Perché partecipare alle elezioni è un segno di speranza, nella convinzione che con il proprio voto si riuscirà a cambiare qualcosa. Disertare le urne è invece sinonimo di resa, frutto della sensazione, sbagliata, che sia tutto inutile». Il vescovo Ivo Muser, al termine delle celebrazioni al cimitero di Oltrisarco, si ferma a parlare del dopo-elezioni. Non entra ovviamente nel merito della discussione sulla composizione della giunta né sul numero di assessorati da assegnare al gruppo italiano, ma insiste sulla necessità che gli italiani si rimettano in gioco e “tornino a partecipare alla vita di questa terra”, in una parola “tornino a sperare”.

«Adesso - dice il vescovo - è importante fermarsi un attimo, riprendere fiato e ripartire insieme. È necessario che ciascun gruppo conservi la propria identità, ma al tempo stesso dialoghi con l’altro».

Per monsignor Muser italiani, tedeschi e ladini hanno un compito: «Costruire assieme la casa Alto Adige-Südtirol. Ma per fare questo serve meno individualismo e maggior impegno per il bene comune. Il livello di convivenza, raggiunto in questa terra, è molto buono. Anche oggi a Terlano abbiamo fatto una celebrazione assieme, fedeli italiani e tedeschi. Solo pochi anni fa sarebbe stato impensabile. Si tratta di proseguire su questa strada, assieme. Nessuno deve sentirsi escluso».

Di questi temi e della sfida che attende il futuro presidente della giunta provinciale Arno Kompatscher si parla anche nell’editoriale de «Il Segno», il settimanale diocesano: «Solo i fatti, solo una politica reale, di servizio e di rispetto della storia, della cultura e delle necessità altrui, possono riconquistare quella fetta di altoatesini che, scegliendo di non andare a votare, si sono arresi e hanno perso la speranza di un cambiamento, di un futuro migliore. Ed è questa la vera sfida che attende ora Kompatscher e la sua squadra».

Al successore del presidente Luis Durnwalder il compito, per altro non facile, di superare le rigidità dello Statuto e trovare i modi, per far sì che il gruppo italiano si senta di nuovo protagonista.

Il fatto che nel 1973 gli italiani in consiglio fossero 10 e gli assessori 3, e oggi i consiglieri siano 5 con la prospettiva, almeno in base allo Statuto, di avere un unico rappresentante in giunta è la conseguenza di quel senso di resa di cui parla il vescovo o di frustrazione di cui parlano gli analisti politici.

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