«In Alto Adige rischio razzismo»

Il vescovo agli immigrati: vedo pericolose derive di matrice nazista


Riccardo Valletti


BOLZANO. L'inasprirsi della crisi economica e il progressivo svanire dei valori umani tradizionali rischiano di favorire una deriva nazista e razzista anche nella comunità altoatesina. Lo denuncia il vescovo Ivo Muser dall'altare della chiesa Regina Pacis di Bolzano in occasione della messa per la giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati. Ivo Muser invita così la sua comunità a non cedere di fronte alla pressione delle difficoltà.

I cristiani sono chiamati a respingere questo pericolo mostrando di non aver perso il valore fondamentale dell'accoglienza: «Non dobbiamo credere a chi dice che gli immigrati ci rubano il lavoro - l'appello del vescovo - né a chi ispira odio verso gli stranieri mascherandolo da giustizia». Prima di tutto viene l'uomo, ricorda Muser, che lo porta scritto nel suo motto episcopale "Tu es Cristus".

«Chi abbandona la sua terra per rifugiarsi nella comunità altoatesina lo fa con la morte nel cuore, perché vittima di situazioni d'inimmaginabile gravità - afferma Muser - il nostro compito di cristiani è quello di accogliere queste persone, e aiutarle». Che la comunità cristiana si risvegli quindi dal torpore e abbandoni «etichette o facili parallelismi straniero-clandestino-criminale». Il vescovo cita in più occasioni il discorso di ieri del Santo Padre, respingendo l'ottica delle migrazioni come un numero da appuntare su statistiche asettiche, «i migranti sono protagonisti dell'annuncio del Vangelo, portano con loro la fede nella pace, e a loro auguro di aver trovato un luogo dove viverla in pienezza».

Poi sull'altare sfilano le preghiere dei fedeli, una per rappresentante di ogni comunità e recitata nella lingua di provenienza. Dai banchi arrivano le risposte dei gruppi: Ucraina, Polonia, Albania, Bolivia, Ecuador, Brasile, sono 130 le nazionalità presenti sul territorio altoatesino. Per l'offertorio sull'altare viene deposta una carta della diocesi con tutti i colori delle bandiere presenti in Alto Adige e un pezzo di pane preparato in casa secondo la tradizione dei Paesi dell'Est Europa. Tra i fedeli si levano i canti, in tutte le lingue. Il coro ucraino, in abiti tradizionali, intona il canto dell'offertorio, mentre alle sonorità latine del gruppo sudamericano spetta quello del ringraziamento.

Un frate francescano accompagna invece alla chitarra il canto del Padre Nostro del coro della comunità polacca. Sull'altare assistono il vescovo nella funzione eucaristica i sacerdoti stranieri che sostengono le comunità migranti, che ricevono un applauso di ringraziamento dai loro fedeli quando vengono presentati, come anche i comboniani missionari, appena rientrati. L'atmosfera festosa nell'affollata parrocchia di Regina Pacis si accende di sorrisi quando Muser fa gli auguri di un felice anno di pace nelle diverse lingue.

Poi una schiera di bambini di tutte le nazionalità fa circolo intorno all'altare per recitare mano nella mano il Padre Nostro, e la messa con la benedizione finale prosegue in latino, la lingua della Chiesa. Per il resto del pomeriggio le comunità si sono scambiate gli auguri nell'area dell'oratorio, dove era stata preparata una tavolata di merende tradizionali di tutto il mondo.

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