In fin di vita per difendere la moglie

La donna: «Trivini mi assillava da mesi e mio marito l'ha scoperto»


Susanna Petrone


BOLZANO. Carlo Trivini, 65 anni, avrebbe ripetutamente corteggiato la moglie dell'«amico» Michele Mercuri, di 52 anni. Quest'ultimo, sabato sera, si è presentato sotto casa del rivale, in viale Druso al civico 269, per «sfidarlo». Ma ha avuto la peggio. Ora è in fin di vita. Sarebbero stati confermati i primi dubbi della polizia: è la gelosia alla base del tentato omicidio di sabato sera di viale Druso.

La moglie di Michele Mercuri, la vittima di 52 anni, ha dato la sua versione dei fatti alla polizia: «Carlo Trivini mi assillava da più di un anno - ha spiegato la donna alle forze dell'ordine -. Non ho mai detto nulla a mio marito, che lo riteneva un amico, per paura che finisse con il litigare. Ma probabilmente l'ha scoperto». La Procura però è convinta che le cose siano più complicate, e che tra Trivini e la donna ci fosse una relazione. Un triangolo amoroso che avrebbe scatenato l'ira di Mercuri, sfociata in una specie di duello d'onore a coltellate.

Michele Mercuri, dunque, sabato sera, alle 22.40, si presenta in viale Druso, al civico 269. Lì vive l'«amico» Carlo Trivini. Michele fa scendere Trivini (che nel 1972 ha ucciso un cameriere in un night di via Resia) per chiedergli spiegazioni. I due iniziano a litigare. Trivini ha con sé un coltello con una lama di 18 centimetri. Secondo gli agenti della squadra mobile, coordinati da Giuseppe Tricarico, anche Michele ha un coltello. Si tratterebbe dell'arma ritrovata in un secondo momento sul vialetto. E' a serramanico, con una lama da 7 centimetri. Quasi immediatamente, dunque, i toni si fanno più duri. Vola un primo fendente che colpisce Trivini alla fronte e alla mano sinistra.

Ma Michele, pur essendo più giovane, ha la peggio: sempre secondo una prima ricostruzione della polizia, perde il coltello e inizia a difendersi alla meglio. Viene raggiunto quattro volte all'addome. A dare l'allarme è un poliziotto che vive in zona. Si affaccia al balcone e vede i due uomini per terra: Michele sta sopra Carlo e cerca di tenergli ferma la mano con il coltello. Il poliziotto scende e, insieme ad un altro vicino di casa, li separa. Poi notano la pozza di sangue. Michele si guarda l'addome. E' ferito in modo grave. Crolla. Vengono chiamati i soccorritori e gli agenti.

Nel caos, Carlo Trivini riesce a lasciare il vialetto senza essere notato. Tutti i presenti, infatti, stanno cercando di tamponare le gravi ferite di Michele. Quando viene portato all'ospedale, la polizia si mette alla ricerca dell'accoltellatore. Verso mezzanotte Trivini viene individuato e fermato in via Mendola, mentre sta cercando di fuggire in bici. Alla polizia dice che le ferite alla mano e alla fronte se le sarebbe procurate cadendo dalla bicicletta. Ma tra gli agenti c'è anche il suo vicino di casa, che lo ha visto in faccia, mentre brandiva il coltello e cercava di colpire nuovamente Michele Mercuri.

Trivini viene accompagnato al pronto soccorso e poi in questura. La polizia effettua una prima perquisizione a casa sua e trova i vestiti macchiati e macchie di sangue ovunque. Dagli accertamenti degli agenti della squadra mobile, emerge che Carlo Trivini, dopo essersi allontanato dalla scena del crimine, è rientrato a casa per togliersi i vestiti sporchi di sangue. Raggiunge il bagno: pulisce le ferite alla mano e alla fronte e le medica. Poi prende la bici e fugge, negando di essere lui l'uomo cercato dagli agenti. Ma sulla sua identità non ci sono dubbi, nemmeno sulle sue responsabilità.

Tra due giorni verrà sentito dal giudice delle indagini preliminari. Con lui ci sarà il suo difensore, l'avvocato Nicola Nettis. In quell'occasione potrà spiegare perché ha accoltellato Michele Mercuri. Le condizioni di quest'ultimo rimangono molto gravi.













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