la solidarietà

«In Uruguay la nostra panchina per Giulio Regeni» 

Carmen Esposito ed Enrico Spanu si sono trasferiti da Laives un anno fa. Nel quartiere in cui vivono hanno inaugurato un’installazione dedicata al ricercatore ucciso



BOLZANO. Anche in Uruguay è arrivata alta la voce che chiede verità sulla morte di Giulio Regeni. Ci hanno pensato due altoatesini che si sono trasferiti nel Paese del Sud America. Si tratta di Carmen Esposito e di Enrico Spanu, originari di Laives. Nel quartiere in cui vivono, nella città di Sauce, è stata inaugurata nei giorni scorsi la panchina con la scritta «Verdad para Giulio Regeni». Una panchina gialla, perché il giallo è diventato il colore simbolo della battaglia della famiglia Regeni e dei tanti sostenitori: reclamano che sia fatta luce sull’assassinio dei ricercatore friulano, rapito, torturato e ucciso a Il Cairo tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016.

La vicenda giudiziaria, avviata a Roma, è aperta, tra depistaggi e rallentamenti a causa della scarsa collaborazione egiziana. Nelle scorse settimane è stato disposto il rinvio a giudizio per i quattro agenti dei servizi segreti egiziani coinvolti.

Ed ecco il racconto di Carmen Esposito ed Enrico Spanu.

«Più o meno la storia di Giulio Regeni è nota in Italia ed anche la posa della panchina gialla per ottenere la verità. Molti si sono mobilitati ed altri se ne aggiungono», scrive Carmen Esposito, «Mai avrei pensato che raccontando la sua storia qui in Uruguay, dove ci siamo trasferiti da un anno, avrei trovato tanta attenzione e solidarietà».

Il ricordo della passata dittatura è ancora molto presente in Uruguay, prosegue, «La quotidiana ed attiva difesa della memoria patria attiva anche la solidarietà verso tutti i perseguitati nel mondo».

Dato che nel barrio in cui vivono i coniugi non ci sono panchine alla fermata dell’autobus, racconta Carmen Esposito, «abbiamo colto la palla al balzo e in collaborazione con la giunta comunale abbiamo programmato l’installazione di una panchina gialla nella Giornata internazionale dei diritti umani. Purtroppo intoppi tecnici ci hanno costretto a posticipare l’evento». Ed ecco che poco prima di Natale la panchina è stata installata.

«Ma c’è di più: in Uruguay esiste una legge che sancisce il diritto ad avere un posto dove sedersi e riposarsi in qualsiasi posto di lavoro approvata nel 1918. Quando nel resto del mondo regnava il lavoro minorile e lo sfruttamento lavorativo; quando regnava l’orrore della prima guerra mondiale. “La legge della sedia”, viene chiamata.

Carmen Esposito ed Enrico Spanu hanno contattato la familgia regeni, annunciando loro l’omaggio a Giulio. «Ci hanno comunicato che si tratterà della panchina numero 110 installata. E di sicuro la prima oltreoceano».

La festa, prosegue il racconto, «è stata aperta da quattro amici del barrio vicino , che hanno suonato con i tambores. Musica che attiva spiritualità e senso di comunanza. I ragazzi si sono presentati gratuitamente per solidarietà e spirito civico. Ma la solidarietà è stata totale ovunque, sin dal primo momento. A lato di infiniti problemi burocratici, peggio che in Italia, abbiamo trovato aiuto per trovare la legna: il signor Elvio Polo, uruguascio di evidenti origini italiane, senza batter ciglio ci ha dato una mano, dando la cosa per scontata. E poi ancora il venditore che ci ha regalato i bicchieri di plastica, il negozio di alimentari di fronte che ci ha regalato il pane, la cafeteria di Pablo per i “refrescos”, Lorena la vinaia lo spumante…Alla presenza del sindaco Ruben Ottonello abbiamo raccontato la storia di Giulio ai vicini intervenuti, abbiamo visto il video di ringraziamenti di Paola Deffendi e Claudio Regeni, i genitori di Giulio, abbiamo suonato ancora, mangiato frutta e pane con peperoni arrostiti che avevamo preparato noi». La pagina Facebook«Verità per Giulio Regeni» pubblica una mappa che evidenzia le panchine gialle nel mondo. «Aspettiamo con ansia il punto giallo sull’Uruguay», così i due altoatesini, «Questa cosa inorgoglisce molto tutti i nostri concittadini d’elezione. E chiaramente anche noi».













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