Incendio nella notte: bruciate 3 baite

Sono 8 le casette distrutte dalle fiamme in pochi mesi. Il sindaco di Cavareno: «È un pazzo pericoloso. Va fermato»


di Massimiliano Bona e Giacomo Eccher


MENDOLA. Secondo incendio doloso nel giro di due settimane alla Mendola: la scorsa notte sono andate completamente distrutte tre baite di altrettante famiglie altoatesine, che sommate alle quattro bruciate il 30 maggio portano il conto a sette. Otto, precisano al Passo, se teniamo conto dell’esplosione di nove mesi fa. Preoccupato il sindaco di Cavareno Gilberto Zani, che più di ogni altro si sta adoperando per mettere in regola le casette costruite dagli abitanti di Appiano, Caldaro, Termeno e Bolzano dagli anni Sessanta in poi. «Abbiamo a che fare con un pazzo davvero pericoloso. Va fermato il prima possibile. Questa volta a dare l’allarme, alle 4, è stato il cane di due ragazzi che dormivano in una baita poco distante».

L’incendio. I vigili del fuoco sono stati allertati alle quattro del mattino da una coppia di giovani che dormivano in una casetta distante un centinaio di metri: svegliati dall'abbaiare insistente del loro cane, si sono affacciati e hanno visto i bagliori di fuoco. Sul posto sono accorsi in pochi minuti i pompieri di Cavareno e Ruffré che hanno solamente potuto circoscrivere l'incendio impedendo che si propagasse alle piante e alle sterpaglie. A fine maggio erano state prese di mira le baite di quattro altoatesini di lingua tedesca di Caldaro, Termeno e Cornaiano, questa volta è toccato a tre bolzanini.

«È stato un vero falò che non ha lasciato scampo alle tre casette. Per fortuna questa volta le bombole del gas non sono scappiate, forse perchè erano esaurite. Se il bosco fosse stato secco l’incendio avrebbe avuto ben altre conseguenze», spiega il comandante dei pompieri di Cavareno, Andrea Zini. Le tre baite bruciate figurano nell'elenco delle 25 costruzioni abusive, come le quattro che avevano fatto la stessa fine due settimane fa. Preoccupato il sindaco Gilberto Zani che a questo punto pensa a un pazzo o a un piromane. «Chi colpisce - commenta il primo cittadino - è un maniaco o un pazzo che cerca l'incidente grave: mi chiedo che cosa sarebbe successo se nelle casette incendiate ci fosse stato qualcuno che dormiva: di sicuro non avrebbe avuto scampo».

Uno dei proprietari. «Una delle tre case bruciate - racconta Eros Mellina, pensionato di 82 anni di Bolzano - l’ho costruita con le mie mani negli anni Settanta, con l’aiuto di un paio di amici. Fino a sei, sette anni fa era intestata a mia moglie, Anita Baldotto, che poi l’ha venduta per pochi soldi un anno prima di morire anche per le difficoltà a regolarizzare la situazione». Mellina, dopo aver appreso la notizia, si commuove. «Mi dispiace davvero e non capisco perchè qualcuno possa essere arrivato a tanto. Avevo preso la baita ad un prezzo stracciato in un cantiere, in zona industriale a Bolzano, l’avevo montata in poco più di 24 ore e quindi coperta con la lamiera. Ero riuscito a ricavare 60 metri quadrati con due stanze da letto e soggiorno. Poi l’ho rivestita in legno: oltre che bella era diventata anche funzionale. Vicino a me c’erano i Mancinelli e i Caneva, entrambi di Bolzano, Manco dalla Mendola da sei o sette anni, e non so se la situazione al Passo nel frattempo sia cambiata o meno».

Mellina è stato più volte in Comune, a Cavareno, e ha cercato più volte di regolarizzare la situazione. «Ho incontrato sindaci e assessori. Ma non sono mai riuscito a ottenere un permesso scritto. Anche per questo mia moglie si era decisa a vendere ma io non ho mai voluto conoscere l’acquirente».

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