Inceneritore, l’Appa: il rilevatore diossine sarà sempre acceso

Il laboratorio di chimica fisica tranquillizza dopo i guasti. Il direttore: «I fanghi a Bolzano? È prematuro parlarne»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Risolto il secondo guasto al ventilatore di coda - gestito questa volta in modo corretto dall’Ati che si occupa dell’impianto nei 6 mesi di prova - l’inceneritore ieri è stato riacceso. Restano i timori e le perplessità dei residenti e dei politici locali ma il direttore del laboratorio provinciale di chimica fisica Luca Verdi si sente di tranquillizzare la popolazione, almeno sull’entità delle emissioni. Le otto centraline (4 a Bolzano, 2 a Laives, 1 a Cortina e 1 a Ora) in funzione non hanno rilevato «scostamenti apprezzabili rispetto ai valori abituali». La notizia più importante di ieri è che si è deciso di tenere sempre acceso, d’ora in poi, il campionatore delle diossine, che il 7 novembre era spento.

Dottor Verdi, due guasti in pochi giorni al ventilatore di coda. Il sindaco teme che possa trattarsi di un problema strutturale. Lei cosa ne pensa?

«Il ventilatore è importante per la combustione ma può essere riparato. Prova ne sia che l’impianto, già ieri, è tornato in funzione. Il mio compito è quello di valutare le emissioni, anche dopo i guasti».

E questa volta l’emergenza è stata gestita bene?

«Sì, mentre giovedì 7 sono state riscontrate emissioni esagerate, fuori dalla norma, mercoledì 20 è stato rispettato quanto previsto dall’autorizzazione concessa all’Ati. Siamo andati a vedere e il materiale sulla griglia è stato bruciato fino ad esaurimento con una combustione corretta».

C’è chi ritiene che l’impianto sia sovradimensionato. Lei condivide questa tesi?

«Sono in molti, anche fra i tecnici, a sostenere che l’inceneritore potrebbe bruciare quantità maggiori rispetto a quelle conferite attualmente».

C’è anche chi sta preme per portare i fanghi (destinati in origine alla Bassa Atesina) a Bolzano. Lei sarebbe favorevole o contrario?

«Ritengo che l’autorizzazione per trattare un altro tipo di rifiuto andrebbe rivista e l’impianto modificato. Si tratta di una cosa che - qualora ci dovesse essere prospettata ufficialmente - andrebbe ponderata bene, valutando anche le possibili conseguenze».

Quando è successo il primo guasto il campionatore per misurare le diossine era spento. Cosa accadrà in futuro?

«Abbiamo deciso di tenerlo sempre acceso, proprio per garantire la massima trasparenza ai cittadini. Poi, ovviamente, non saranno fatte sempre le analisi, ma in caso di guasto siamo sicuri di poter disporre di riscontri oggettivi».

Per la diossina sono previsti prelievi di suolo a Bolzano e Laives?

«Sì, faremo una campagna di campionamento del suolo dalla quale ci aspettiamo risposte ancora più chiare».

Sulle emissioni ritiene di essere riuscito a convincere i consiglieri comunali?

«L’altra sera ho fatto vedere loro, dati alla mano, che quando c’è stato il primo guasto, il 7 novembre, i valori delle pm10 e dell’ossido di azoto non erano comunque i più alti del mese».

Se, durante il primo guasto, i venti fossero stati più forti le conseguenze sarebbero state più gravi?

«Sicuramente. Siamo stati fortunati. Con la direzione e la velocità giusta l’impatto sarebbe stato maggiore».

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