Inceneritori, l’Italia guarda a Bolzano 

L’impianto a zero emissioni visto come un esempio per risolvere l’emergenza rifiuti


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Il gotha pentastellato per rintuzzare l'offensiva salviniana sugli inceneritori («ne vorrei uno per provincia in Campania») ha evocato il “modello Treviso”: lì è tutto risolto con la raccolta differenziata. Ma quello che Di Maio e Vito Crimi non hanno detto è che buona parte dei rifiuti trevigiani sono portati a bruciare nell'inceneritore di Padova. Senza quello, se li ritroverebbero in piazza. In sostanza, e in attesa di un mondo senza plastica e tutto il resto, gli inceneritori di ultima generazione sembrano il passaggio tecnologico più plausibile. E non solo per chi vive ancora nella terra dei fuochi o in mezzo alle discariche a cielo aperto e spende miliardi per mandare a smaltire i propri rifiuti al nord. Che comunque ci guadagna col riciclo pulito. E Bolzano? Forse è proprio qui il vero “modello”. Perché? Dei 105 milioni che è costato, fatte salve le opere accessorie, due terzi buoni sono stati spesi per il suo filtro. Che sembra faccia miracoli. Ad esempio: visto che deve aspirare aria per lavorare, l'inceneritore la restituisce più pulita di quella che trova. Altro esempio: gran parte dell'inquinamento bolzanino non è prodotto dalle auto o dall'A22 ma dalle caldaie(oltre il 38%), e ora il “vapore caldo” che produce l'inceneritore fornisce ad Alperia il teleriscaldamento che costa 4 volte meno del pur pulito metano. Stefano Fattor, che è presidente di Eco Center, la società che lo gestisce, parla da "verde" del suo gioiello tritanefandezze.. Sarebbe il caso di spiegare meglio questa storia dell'inceneritore che restituisce aria più pulita di quella che respiriamo.

Funziona così: nella nostra atmosfera ci sono le nano polveri. Che non fanno benissimo ma che fanno parte di quello che respiriamo comunemente. In quella che si denomina "aria ambiente" cioè in casa nostra o in ufficio, ci sono 20mila particelle per centimetro cubo. In piazza Walther 30mila. Quando l'inceneritore aspira quest'aria per fare il suo lavoro, la restituisce poi sotto forma di vapore ma con particelle di nano polveri nella misura di mille per centimetro. Da 30mila a mille, non so se mi spiego...

Dunque questo è il meglio?

Forse d'Europa. Tra parentesi: tutti gli inceneritori del continente sono sold out. La Germania ne ha tanti, forse troppi. L'Italia ne ha troppo pochi. Per non esportare rifiuti dovrebbe costruirne ancora di questi di ultima generazione.

Ma c'è chi si oppone...

E sparge fake news, come quella che con la differenziata si risolve tutto. Come accadrebbe a Treviso. Falso.

Ma serve la differenziata?

Certo. Ma poi occorre smaltire. E qui do una cattiva notizia: fino all'anno scorso tutti i rifiuti in eccedenza, cioè quelli non smaltibili, tipo certa plastica che neanche con le cannonate sparisce con la differenziata o con gli altri inceneritori, veniva spediti dal mondo intero in Cina per essere bruciati. Dal novembre scorso la Cina ha detto basta. Non importa più. Troppo carico. Occorre quindi assumerci le nostre responsabilità e agire sulla tecnologia pulita.

La tecnologia ha un po' di avversari al governo oggi, soprattutto i grillini.

Male. Perché la tecnologia salverà il pianeta insieme alla nostra vita più responsabile. C'è una tecnologia a zero emissioni, come a Bolzano, ad esempio.

Ma proprio zero, zero?

Non lo dico io. Abbiamo speso, come comunità altoatesina, 520mila euro per farci esaminare dalle agenzie più puntigliose. L'università di Trento, la Ndar del centro studi del Colorado, il più riconosciuto, e il Mario Negri di Milano.

E allora?

Dopo due anni , le emissioni non sono neanche misurabili. Cioè non emergono neppure dai più sofisticati apparecchi. Che probabilmente registrerebbero qualcosa anche nel tinello di una baita in montagna.

Qual è la raccolta perfetta?

Non esiste. Esiste solo una combinazione tra differenziata al cento per cento e inceneritori al cento per cento non inquinanti. Dico: se li mettono in Danimarca che è il paese più ecologico del mondo ci sarà una ragione...

Quando gli inceneritori non serviranno più?

Quando cambieremo modo di vivere.

Andando sul concreto, che soluzione globale c'è?

Ci vorranno decenni, forse di più, ma la soluzione è togliere tutta la plastica. O almeno gran parte. Finchè esiste, servono gli inceneritori, almeno per quella smaltibile.

E iniziando da dove?

Dalla nostra spesa ma soprattutto dall'industria, dal packaging. Finché compreremo un etto di carne circondato da etti di plastica con vassoi di carta plasticata non ne usciremo. Ma fino ad allora la tecnologia pulita degli inceneritori e la differenziata ci salveranno. Imboccando ideologicamente una sola strada invece, si va a sbattere.













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