Incidente a Cortaccia Parla l’operaio ferito «La colpa non è mia»

Il 50enne ritiene che la sicurezza in azienda fosse carente «Chi manovrava il muletto forse ha commesso un errore»


di Alan Conti


BOLZANO. Ha rischiato la vita con una lastra di vetro che gli è finita in mezzo alla schiena. Solo qualche centimetro più in là e avrebbe anche potuto perdere la vita. Su un lettino del reparto di astanteria dell’ospedale San Maurizio di Bolzano incontriamo, sdraiato, un operaio macedone di 57 anni che ha voglia di raccontare la sua storia. Era lo scorso 2 febbraio quando la Croce Bianca della sezione Bassa Atesina interviene d’urgenza presso una nota azienda di infissi di Cortaccia per un grave incidente sul lavoro. Secondo una prima ricostruzione l’operaio sarebbe caduto a terra nel tentativo di schivare un muletto carico di lastre di vetro che stava cedendo. Tutto, però, si sarebbe risolto con un forte trauma cranico riportato sbattendo il capo a terra. La vittima, infatti, ha perso conoscenza e si è ripresa solamente al pronto soccorso. Peccato che l’impressionante cicatrice che ci mostra sulla schiena smentisca la prima ricostruzione in modo evidente.

«Mi hanno dato quindici punti per un taglio profondo causato da un vetro. La botta in testa c’è stata, ma non è stata determinante». Sembra diversa, dunque, anche la dinamica dell’incidente. «Ricordo bene tutto perché ho perso conoscenza dopo essermi ferito». Ripercorriamo, allora, quegli attimi. «Era pomeriggio e stavo camminando nel cortile interno. Ad un certo punto ho sentito i colleghi che mi gridavano di spostarmi facendo anche ampi gesti. Mi sono allarmato e ho visto il muletto davanti a me. Aveva caricato diversi chili di grandi lastre di vetro e probabilmente non ha retto al peso. Il mezzo ha cominciato a perdere l’equilibrio spostandosi avanti e parte del carico mi è caduta addosso. Uno dei vetri mi ha lacerato la schiena. Nell’impatto sono caduto e ho anche riportato il trauma cranico».

Il discorso, quindi, si sposta sulle condizioni di sicurezza in azienda. «Chiedo che si faccia chiarezza su quanto accaduto per me e per tutti i i miei colleghi. Purtroppo è emersa una dinamica che non è veritiera. Se mi sono messo a correre e se oggi sono ricoverato in questo ospedale è perché qualcosa nelle procedure di sicurezza non ha funzionato. Non punto il dito contro nessuno: chiedo solo si faccia luce sull’errore e su chi l’ha commesso».

L’operaio, residente a Salorno, è stato dimesso con una prognosi di 24 giorni. «Il 26 febbraio potrei essere guarito, ma dovrò sottopormi ad una serie di esami per capire se la ferita è guarita davvero e se sono in grado di tornare a lavorare. Mi piacerebbe fosse tutto rapido, ma devo ancora affrontare vari passaggi. Il dolore, poi, è stato davveri intenso. È stato per quello che ho perso i sensi. D’altronde il vetro che mi ha colpito ha fatto diversi metri prima di conficcarsi violementemente nella mia schiena».

Nel frattempo rimane in attesa.

«Vorrei che i carabinieri venissero a parlare anche con me per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Penso lo faranno durante la loro indagine. È importante si faccia luce su quanto è accaduto quel pomeriggio».

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