Incidente di Via Rovigo, scarcerato Hafid

L’investitore è stato posto agli arresti domiciliari presso una clinica di Modena: «Sta male»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Hafid El Maharzi, l’automobilista marocchino sotto processo per l’investimento mortale di via Rovigo, ieri pomeriggio ha lasciato il carcere di via Dante. A bordo di un furgone cellulare della polizia penitenziaria è stato trasferito in una clinica privata specializzata di Modena presso la quale è stato posto agli arresti domiciliari. Prima di salire sul furgone, ha ringraziato il proprio legale, l’avvocato Nicola Nettis, che è riuscito ad ottenere una misura cautelare meno afflittiva dopo che il consulente tecnico, lo psicologo Michele Piccolin, aveva certificato una situazione di grave disagio psichico dell’indagato, in carcere ormai da sette mesi a seguito dell’incidente che costò la vita al pensionato Guglielmo Andriolo.

Hafid ha la necessità di curarsi. Il tribunale del riesame (presidente Heinrich Zanon) ha riconosciuto come prevalente il diritto alla salute. Per questo principio i giudici hanno accolto le indicazioni della difesa disponendo che l’investitore vada agli arresti domiciliari all’interno della struttura di cura. Il quadro clinico complessivo rilevato dal consulente della difesa è decisamente allarmante.

Lo spicologo Piccolin ha rilevato la presenza di un grave disturbo di personalità Borderline, derivante da un disturbo post traumatico da stress non trattato, risalente alla data dell’incidente mortale del nipote che perse la vita in moto in via Cagliari. Le conclusioni illustrate dallo psicologo nella relazione consegnata ai giudici erano allarmanti ed il tribunale ha ritenuto di non dover neppure verificare la situazione con un proprio perito. I giudici hanno preferito non rischiare.

«Le condizioni psico patologiche del periziando - ha scritto nella relazione conclusiva lo psicologo Piccolin - sono tali da non permettere di escludere un concreto pericolo per la vita stessa del soggetto». In un linguaggio meno tecnico, significa che nessuno avrebbe potuto escludere che Hafid tentasse di togliersi la vita. Da ieri pomeriggio l’uomo è sotto cura nella clinica di Modena. Ci resterà probabilmente per un periodo medio lungo. «E’ un provvedimento che ci soddisfa e che abbiamo a lungo inseguito dato che le condizioni del mio assistito sono realmente preoccupanti - ha commentato ieri l’avvocato Nettis - ora Hafid avrà finalmente la possibilità di curarsi in maniera adeguata. Ina una struttura carceraria non sarebbe stato possibile. I giudici lo hanno capito». Nel frattempo il processo, con rito abbreviato, arriverà a conclusione. Il giudice Pelino ritiene si possa arrivare alla sentenza di primo grado entro la prima settimana di agosto. Per il 31 luglio è fissata la deposizione in aula dei periti e dei consulenti. nei giorni successivi si dovrebbe procedere con la discussione in aula.

Come noto la Procura della Repubblica sostiene la tesi dell’omicidio volontario per dolo eventuale. La difesa cercherà in tutte le maniere (anche facendo leva su sentenze della Cassazione per casi analoghi) di far derubricare il capo d’imputazione nel contesto dei reati colposi.

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