Indennità di carica, 1 milione alla giunta

Grillini all’attacco: il decreto Monti imponeva riduzioni di stipendio, l’Alto Adige non si è mai voluto adeguare


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Per il pagamento dell’indennità di carica al presidente della Provincia e agli assessori per l’anno 2016 viene impegnato l’importo disponibile di euro 890.689,24 euro. Per il pagamento dell’indennità di missione e rimborso spese viaggio ai membri della giunta provinciale per l’anno 2016 viene impegnato l’importo disponibile di euro 130 mila». In totale, oltre un milione di euro. Per la precisione, 1.020.689,24 euro.

Lo ha stabilito nella sua seduta di martedì, la giunta provinciale. Senza tenere conto del decreto Monti del 2012, mai recepito in Alto Adige. Il quale fisserebbe un tetto massimo allo stipendio di presidenti, assessori e consiglieri regionali e provinciali.

Come precisa un comunicato stampa del Movimento 5 Stelle, diramato il giorno prima che la delibera di giunta provinciale venisse resa nota, «il decreto Monti parla chiaro». Un presidente di una giunta regionale (e quindi anche provinciale) o di un consiglio regionale (e quindi provinciale) non può guadagnare oltre i 13.800 euro lordi mensili, mentre un consigliere regionale si deve fermare a 11.100 euro.

In Alto Adige la normativa non è ancora stata recepita, malgrado siano già passati oltre tre anni dalla sua entrata in vigore. E così il presidente della Provincia Arno Kompatscher continua a percepire 19.215 euro lordi mensili (che, è giusto ricordarlo, è comunque uno stipendio inferiore di un terzo rispetto a quello del suo predecessore Durnwalder). «È tempo di mettersi in regola», sostengono i grillini.

La politica, scrivono, «ha il dovere di essere in prima linea quando si tratta di fare sacrifici. Il M5S non si è mai sottratto: i nostri portavoce si dimezzano spontaneamente lo stipendio, ben oltre le indicazioni del decreto Monti, restituendo in varie forme le cosiddette eccedenze ai cittadini». Va comunque sottolineato anche il tema della proporzionalità tra compensi e responsabilità e carico di lavoro: «non solo sulla politica si può e deve intervenire». Molti dirigenti pubblici «vantano stipendi difficili da giustificare non solo in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, ma anche in rapporto a membri della giunta o allo stesso presidente. I direttori di dipartimento - ad esempio - guadagnano più degli stessi assessori alle cui direttive devono sottostare e spesso si parla di cifre ben oltre i 240mila euro annui fissati dal decreto Madia come tetto massimo nei compensi». Sono inoltre «quasi inamovibili, a differenza di chi deve periodicamente confrontarsi con il consenso degli elettori». E inoltre - nella dirigenza pubblica come nella politica - «deve essere soprattutto la meritocrazia a prevalere: basta incapaci nei ruoli apicali» Attenzione poi «a non perdere di vista i grandi sprechi che spesso regnano nella pubblica amministrazione: con la spesa - a nostro giudizio molto sovradimensionata - preventivata per il nuovo sistema informatico sanitario per i prossimi tre anni, si potrebbe pagare per anni e anni lo stipendio di Kompatscher».

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