Indennità, «mani libere» contro i tagli

A differenza di Caia, il professor Falcon esclude l’obbligo di ridurre i compensi della giunta. Ed è bagarre sull’audizione


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Il tormentone dell’estate. Come previsto, arriva il contro-parere che esonera l’Alto Adige dall’applicazione del decreto Monti sui costi della politica: l’autonomia speciale, e in particolare l’ultimo accordo finanziario con lo Stato, metterebbero al riparo la Provincia dall’obbligo di applicazione del decreto del 2012, che prevede la riduzione da 19.600 a 13.800 euro lordi al mese per il presidente della giunta provinciale e conseguente sforbiciata per assessori e ufficio di presidenza del consiglio provinciale. È stato consegnato questa settimana il parere del professor Giandomenico Falcon, noto costituzionalista,da mercoledì presidente della Consulta trentina per la riforma dello statuto. Falcon, secondo le indiscrezioni, conferma la linea già espressa dal senatore Karl Zeller, secondo cui la Provincia non è tenuta ad applicare il decreto Monti, perché anche in questo caso, come in altri, l’accordo finanziario con Roma la sottrae a provvedimenti che rispondono ai principi di armonizzazione della finanza pubblica. Questa tesi verrebbe sancita da recenti sentenze della Consulta su sanità e stipendi dei segretari comunali. Una tesi opposta è invece sostenuta dal professor Giuseppe Caia, il consulente incaricato dalla presidenza del consiglio provinciale, che in due distinti pareri sostiene che sul decreto Monti la Provincia ha le mani legate: va applicato.

La consulenza di Falcon, sollecitata dalla giunta provinciale, per ragioni di opportunità è stata commissionata formalmente dal Gruppo per le autonomie al Senato, che al momento lo tiene riservato. E qui si innesta il «caso» di ieri e una bagarre interna alla Svp.

In consiglio provinciale giace da settimane, in attesa di discussione, il disegno di legge dell’ufficio di presidenza (Widmann, Bizzo, Renzler e Tinkhauser, mentre non ha firmato Maria Hochgruber Kuenzer), che recepisce il decreto Monti. Il parere di Caia avrebbe dovuto sbloccare il disegno di legge. Il contro-parere Falcon mira a fermarlo. Zeller rivendica la propria posizione: «Il tema non sono le indennità della giunta, ma i poteri dell’autonomia. Un argomento più importante delle nostre scaramucce». Ecco allora che il capogruppo della Svp Dieter Steger nei giorni scorsi ha chiesto al presidente del consiglio provinciale Roberto Bizzo di organizzare per oggi o lunedì una audizione con tutti i consiglieri in cui Zeller avrebbe esposto il parere di Falcon. L’ufficio di presidenza, in contatto via mail con Bizzo in ferie, è salito sulle barricate: niente audizione, se prima non viene diffuso il parere e la seduta non viene concordata con i capigruppo. «Cosa vogliono, che ritiriamo la firma dal disegno di legge? Se la Svp non vuole tagliare le indennità, porti in aula la legge e si prenda la responsabilità di bocciarla», dice Roland Tinkhauser (Freiheitlichen). Duro l’Svp Helmuth Renzler: «Prima ci diano il parere, poi ci attiviamo. Bisogna rispettare le competenze del Consiglio». Così Bizzo ieri ha scritto a Zeller, annunciandogli che l’audizione (invitati anche i senatori Palermo e Berger) è rinviata. Ne discuterà lunedì l’ufficio di presidenza. Il senatore ironizza: «Qualcuno forse non ha voglia di sentire l’altra campana». C’è qualcun altro che sorride. Il presidente trentino Ugo Rossi ricorda: «Noi ci siamo tagliati le indennità volontariamente, non per adeguarci al decreto Monti». Come dire: il modo per ridurre certi stipendi esagerati c’è, senza minare i poteri dell’autonomia. Sembra un suggerimento al collega Kompatscher, che dal 2013 avrebbe potuto togliersi così dall’impasse.

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