Insulti e minacce sul web Huber presenta denuncia 

Il segretario Pd oggetto di una vera campagna d’odio per aver difeso i migranti «C’è una regia occulta, inquietanti i riferimenti dettagliati alla mia vita privata»



BOLZANO. Quella che si è riversata su Alessandro Huber non è stata, quasi certamente, un' offensiva social dura, molto pesante e continuata e tuttavia generica, carica solo di insulti contro il segretario Pd per le sue critiche alla questione "Aquarius". Ma un'operazione di stalking coordinata. Col sospetto che sia partita da un gruppo definito di persone molto informate. «Sto pensando di presentare denuncia contro ignoti - dice il leader provinciale dem - perchè voglio proteggere anche chi , per sua natura o per non essere persona pubblica, non è in grado di difendersi. Ma anche - aggiunge- per la ragione che non so spiegarmi come mai chi mi ha insultato conoscesse così a fondo la mia vita privata, le mie frequentazioni, dove lavoro, che scuole ho fatto...». Ecco il sospetto. Che dietro l'attacco su facebook , protetto da nomi probabilmente d'invenzione, si nasconda una piccola centrale dell'insulto. Non legata necessariamente all'ambiente che si trova sull'altro versante ideologico rispetto al segretario dem . «Che siano politici o vicini alla politica lo escludo» dice anche infatti Juri Andriollo, avvocato e consigliere Pd, cui Alessandro Huber si era rivolto per avere indicazioni su come difendersi o muoversi penalmente quando si trovava sotto attacco. La ragione è che, da un lato, gli ambienti dei partiti si sono subito dissociati. Anzi, anche dalla destra sono giunte diffuse e sincere manifestazioni di solidarietà soprattutto umana nei confronti di Huber. Dall'altro che viene difficile pensare come cittadini qualunque, presi dalle faccende e dagli impegni quotidiani, pur se molto lontani dalle posizioni democratiche sull'immigrazione e la politica leghista sugli sbarchi, si possano così a fondo documentare sui percorsi lavorativi di una persona nota ma non notissima ai più, giovane e dunque da pochi anni impegnato in pubblico, e di cui si mostra di conoscere anche particolari minimi, come le classi che ha frequentato o gli orari della sua giornata. «Magari dietro tutto questo c'è chi ha fatto ricerche sul soggetto da colpire o ha accesso ai suoi dati sensibili» si spingono a dire alcuni vicino al segretario dem. «Per ora, la polizia o la Digos non hanno chiesto esplicitamente ad Alessandro di parlare del caso - aggiunge Andriollo - ma non posso escludere che la magistratura stia pensando di aprire un fascicolo o gli inquirenti abbiano già effettuato indagini riservate...». Huber ha subito deciso di mettersi in contatto con la piattaforma social dove si stava scatenando l'offensiva ("Bolzano in Comune"), tanto che molti post sono stati rimossi e altrettanti annullati dalla stessa vittima degli attacchi. "Ma non è bastato - spiega Huber - perchè quel mondo, parlo di internet, dei social, è un terreno sconnesso in cui è difficile difendersi. E ho notato come quelle persone continuavano a immettere frasi insultanti perché conoscevano l'effetto di quel modo di operare: le persone normali sono spesso sollecitate, quasi istigate ad aggiungersi alla gogna quando vedono che i post si susseguono". Probabilmente con dietro un disegno strategico di amplificazione dell'insulto. Un'operazione di autentico stalking, insomma. Ed è configurando quanto accaduto come "reato persecutorio" che avvocati, polizia e magistrati potrebbero non chiudere il caso, derubricandolo a incidente di percorso. (p.ca.)















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