Insulti su Facebook, pace fatta dal giudice 

L’ex consigliera comunale Tomada ha chiesto scusa e risarcito il titolare della gelateria “Avalon”



BOLZANO. Alla fine davanti al giudice è stata trovata un’intesa. Maria Teresa Tomada, sotto procedimento penale con l’accusa di diffamazione a mezzo facebook, ha chiesto scusa al titolare della gelateria «Avalon» di Bolzano (che si era sentito insultato in rete), ha accettato di risarcire alla parte lesa una somma pattuita dai legali e ha chiuso per sempre la vicenda senza dover affrontare un possibile processo. Come si ricorderà l’ex consigliera comunale era accusata di aver "postato" in facebook alcune considerazioni considerate offensive nei confronti di Paolo Coletto, titolare della gelateria bolzanina che vanta riconoscimenti professionali nazionali ed internazionali. La vicenda risale a diversi mesi fa e prese le mosse da un sondaggio avviato dal nostro giornale sulla migliore gelateria della città di Bolzano. Al dibattito, che si era sviluppato in rete, una cliente della gelateria si era lamentata per i prezzi e per la richiesta di pagare a parte anche il cono. Seguì un commento di Maria Teresa Tomada con un paio di epiteti considerati offensivi nei confronti di Paolo Coletto, gelatiere e maestro artigiano. Il denunciante sostenne subito la tesi della diffamazione in quanto offeso pubblicamente in rete. Il procuratore si dimostrò di avviso diverso e chiese l'archiviazione del procedimento in quanto, pur trattandosi di valutazioni apparentemente offensive, ritenne che si trattasse di una «libera espressione del pensiero» e della facoltà di critica (come sempre sostenuto anche dall'avvocato difensore Ferdinando Pontecorvo). Paolo Coletto, assistito dall’avvocato Nicola Nettis, presentò però opposizione alla richiesta di archiviazione. Ieri davanti al giudice le parti, come detto, hanno trovato un’intesa per chiudere il procedimento su invito dello stesso magistrato. L’avvocato Nettis ha sottolineato in udienza i pronunciamenti anche recenti della Cassazione secondo cui anche la libera manifestazione del pensiero deve essere contenuta al fine di evitare di andare a ledere altri diritti parimenti costituzionali. Il giudice ha dunque invitato le parti a tentare un accordo e Maria Teresa Tomada si è offerta di corrispondere a Coletto una somma di denaro oltre a formalizzare davanti al giudice (con relativa verbalizzazione) le scuse formali per quanto accaduto. Il procedimento è così decaduto in quanto la parte lesa si è dichiarata soddisfatta. Dunque nessuna parte ha più interesse a proseguire il contenzioso.

(ma.be.)

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