sanità

Interventi in libera professione, si parte ma piano 

Chirurgia. Si inizia con attività minori, di bassa complessità, per le quali non sia prevista la degenza del paziente. Via libera alle cataratte, l’Asl ha già messo a punto un protocollo anche per Chirurgia vascolare e Ortopedia



BOLZANO. In Alto Adige la libera professione in ospedale (intramoenia) è scattata nel 2010.

Da quella data un paziente ha la possibilità di scegliere il medico per una determinata visita o prestazione, pagando una tariffa prestabilita. E adesso - dopo anni di attesa - sarà possibile, sebbene in forma limitata, anche la libera professione chirurgica.

Si inizia con interventi minori, ambulatoriali, di bassa complessità, per i quali non sia previsto il ricovero.

Il presidente Arno Kompatscher in una risposta in consiglio provinciale a Diego Nicolini del M5S, ha comunicato un primo progetto in intramoenia sugli interventi per cataratta.

«L’intramoenia è prevista per legge a condizione che non comporti costi aggiuntivi per il sistema e contribuisca ad alleggerire e a ridurre i tempi d’attesa».

Il primo progetto confermato riguarda dunque la cataratta. Sembra sia stata fissata una data e che si possa partire dall’autunno. Ma vista la delicatezza della questione, probabile slitti a dopo le elezioni.

Pierpaolo Bertoli - vicedirettore sanitario Asl - dice che il gruppo di lavoro interno ha predisposto un percorso per la libera professione ambulatoriale chirurgica. «Esiste un tariffario che prevedeva già la possibilità di effettuare numerose operazioni chirurgiche in libera professione, ma fino ad ora la regolamentazione interna Asl non prevedeva l’uso delle sale operatorie. Adesso è stato messo a punto un protocollo specifico». Le operazioni avvengono sulla base di tariffe prestabilite e i costi del personale sono definiti con contratto collettivo. Di quali operazioni si tratta? «Prima di tutto - come anticipato dal presidente - di interventi di cataratta. La prospettiva in un secondo momento è quella di estendere le attività ad altre tipologie di interventi. Parliamo sempre di operazioni minori, di bassa complessità, per le quale non è prevista la degenza. Per esempio interventi di Chirurgia vascolare (le varici ecc.) e interventi minori di Ortopedia, eseguibili in regime ambulatoriale, per esempio il tunnel carpale».

Ma non si rischia così di creare una medicina a due classi?

In sintesi chi paga riesce a farsi operare prima e chi non lo fa aspetta mesi. «Questo è quello che si vuole evitare. Non è possibile - infatti - che interventi in libera professione vengano eseguiti con mesi di anticipo rispetto all’attività istituzionale. Ci saranno controlli e verifiche puntuali. Va detto che questo tipo di attività può contribuire a contenere le liste d’attesa perchè - ricordiamo - il medico che lavora in libera professione all’interno dell’ospedale lo può fare solo dopo l’orario di lavoro. Si tratta dunque di prestazioni fornite in più».

Reinhold Perkmann - del direttivo del sindacato dei primari Anpo - ha appena detto che si parla di libera professione chirurgica da un tempo infinito, ancora quando era presidente Luis Durnwalder. «Poi è venuto fuori il tabù della “medicina a due classi” e si è bloccato tutto. Ma non possiamo continuare a dire no ad oltranza ad una possibilità che esiste ovunque sia in Italia che all’estero. Così rischiamo di non essere attrattivi per i colleghi». D’accordo Bertoli: «Dobbiamo tornare sul mercato come struttura altrimenti rischiamo di non stare al passo con le altre aziende sanitarie e di non essere attrattivi. Sia per l’Italia che per l’estero». V.F.

 













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