Bolzano

Invalido in carrozzina blocca il bus: accusato di interruzione del servizio

L'uomo non poteva salire sul mezzo per un problema tecnico: ora dovrà affrontare il rito abbreviato



BOLZANO. Rivendicava il diritto di poter salire sull’autobus di linea con la carrozzina da invalido, invece si trova a dover affrontare in tribunale un processo per interruzione di pubblico servizio. E’ la disavventura giudiziaria di un cittadino altoatesino di 50 anni che l'altro giorno ha ottenuto (assistito dall’avvocato Andrea Gnecchi) di affrontare il processo con rito abbreviato.

La vicenda che lo ha visto protagonista risale ad alcuni mesi fa quando l’uomo, costretto a muoversi su una carrozzina da invalido, si è visto negare il diritto di poter salire su un autobus della Sasa ad una delle fermate cittadine del servizio di trasporto pubblico urbano.

Lo sconcerto del diretto interessato fu comprensibile e notevole. L’utente del servizio, però, ebbe la non brillante idea di posizionarsi davanti al bus con la propria carrozzina impedendo al mezzo di ripartire.

Fu lo stesso invalido a chiedere l’intervento di una pattuglia dei carabinieri, ritenendo che fosse suo diritto poter salire sul bus ed usufruire del servizio. Sotto il profilo giudiziario, però, le cose pare siano andate in maniera ben diversa in quanto l’utente ora è sotto processo con l’accusa di interruzione di pubblico servizio (art. 340 codice penale). Dopo la prima udienza di ieri il processo entrerà nel vivo in aprile. L’invalido sarà comunque costretto ad affrontare il procedimento affrontando di tasca sua le immancabili spese legali, rischiando anche una condanna piuttosto severa.

Codice penale alla mano, infatti, chi provoca l’interruzione di un pubblico servizio o di un servizio di pubblica necessità rischia una condanna sino ad un anno di reclusione.

L’avvocato difensore Andrea Gnecchi ieri è comunque parso assolutamente determinato. Ha escluso qualsiasi ipotesi di patteggiamento scegliendo il rito abbreviato (probabilmente condizionato dalla possibilità di far deporre alcuni testimoni) che garantisce comunque in caso di condanna uno sconto di pena di un terzo.

Nel corso del processo sarà necessario capire come si sia giunti al contenzioso e perché il giorno dai fatti all’uomo non fu permesso di salire sul bus. Secondo le prime indiscrezioni sembra che tutto debba essere messo in relazione al tipo di carrozzina su cui si trovava l’utente del servizio. Tutti gli autobus della Sasa, infatti, sono dotato di una piattaforma mobile che viene azionata dall’autista in caso di necessità di far salire sul pullman una persona invalida non in grado di reggersi in piedi da sola e di deambulare con le proprie gambe. Il problema però, emerso in occasione dell’episodio in questione, pare fosse legato al peso della carrozzina stessa che era dotata di motore elettrico.

In sostanza nonostante in altre occasioni l’invalido fosse stato autorizzato a salire sul bus utilizzando quel tipo di carrozzina, in quanto caso l’autista si sarebbe reso conto che il peso sarebbe stato eccessivo con conseguente rischio di un infortunio per la persona interessata. L’autista non se la sarebbe sentita di accollarsi tutta la responsabilità (probabilmente sulla base delle informazioni tecniche fornite dall’azienda) e così all’invalido fu vietato di salire utilizzando la piattaforma. All’arrivo dei carabinieri l’autobus era bloccato forzatamente dalla presenza dell’invalido davanti al mezzo. Di qui l’imputazione di interruzione di pubblico servizio. MA.BE.













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