«Io pittore bohémien che da Merano espongo al Louvre»

Un dipinto carnevalesco di Pasquale Timone vola a Parigi. L’artista meranese sui più importanti giornali francesi


di Simone Facchini


MERANO. Le vie dell’arte sono infinite. Tenacia, intraprendenza e una certa dose di autostima possono aiutare a trovare quella giusta. È accaduto a Pasquale Timone, pittore meranese e spirito libero eternamente in lotta contro soprusi, burocrazie e poteri. Un suo quadro ha superato i confini nazionali e approderà a Parigi, al Carrousel du Louvre.

Quel quadro raffigura una scena carnevalesca ed è da lì che si deve partire. Risaliamo la corrente con il pittore. "L’anno scorso – racconta – ho partecipato a un concorso di pittura abbinato al celebre Carnevale di Ivrea. Attraverso l’associazione organizzatrice e il Salon Art Shopping che allestisce nei prossimi giorni un’esposizione al Carrousel du Louvre mi è stato comunicato che vi parteciperà anche la mia opera". La quale è stata recensita dalla storica e critica d’arte Anna Iozzino sulle pagine di Art Shopping, agenzia connessa a una rete di media francesi – che comprende fra gli altri Le Figaro e Arts Magazine - attraverso la quale il nome e il lavoro del pittore hanno trovato inattesa eco. Peccato che una delle tante burrasche che ne hanno solcato l’esistenza impediranno a Timone di godersi il momento a Parigi.

Il suo conto corrente bancario, spiega, al momento è bloccato per via di una controversia legale con una compagnia telefonica, "una pendenza di 72 euro con risvolti che hanno dell’assurdo: mi hanno impedito persino di incassare la pensione sociale". E Timone sta facendo la sua battaglia, come sempre mettendoci la faccia e senza paura dei più forti, "perché non è giusto subire. Non ho alcuna tessera politica e non sono schierato da nessuna parte – precisa con orgoglio - se non da quella della giustizia. La democrazia è una parola sacra, peccato che in bocca a questi politici suoni vuota". Sta facendo la sua battaglia, Timone, una delle tante della sua vita, "purtroppo sempre perdenti", ridacchia ricordando quando s’è battuto per la causa degli ambulanti, lui che esponeva in piazza del Grano, e che ora vuole rivolgersi al Tar per sostenere le ragioni degli anziani dello Zarenbrunn che dovranno traslocare a seguito della decisione di Comune e Provincia che hanno accordato l’edificio al Centro russo Borodina. Intanto la rotta di Timone rimane perennemente impostata fra l’incanto tipico dell’animo d’artista e il disincanto dettato dalla realtà.

"Ma non ce l’ho col mondo – puntualizza – ce l’ho solo coi disonesti". Ma nell’arte ha trovato rifugio. Sceglie un soggetto, "che può essere qualunque cosa, non c’è angolo del mondo che non possa essere artistico", e lo dipinge. A modo suo, che può essere anche un quadro a “doppio senso”, ovvero che si guarda anche rovesciandolo di 180 gradi.

Classe ’43, è un irriducibile bohémien che ha prodotto calze e pelletteria, ha posseduto erboristerie a Padova e ha lavorato nei mercati. Uno che in qualche maniera trova sempre come cavarsela, e che ha scoperto l’inclinazione artistica già all’età di quattro anni, "quando vivevo sotto i Portici e la mia tela erano le mura dei corridoi. Mio papà non era molto contento. Nemmeno il padrone di casa". Lui sì. Anche oggi.

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